OSLA approfondisce le analisi del Ragioniere Remo Raimondi sulla manovra della monofase

La manovra della riduzione della monofase di due punti percentuali, se da un lato “da ossigeno” ai commercianti nel breve termine, porta con se altri due effetti: il calo delle entrate monofase dello Stato e la penalizzazione dei commercianti all’ingrosso, artigiani e imprese sammarinesi che lavorano e vendono sul territorio, in riferimento alla paradossale minor convenienza di acquisto in territorio sammarinese per gli operatori sammarinesi piuttosto che in territorio italiano dovuta alla gestione dei beni a magazzino soggetti a carichi fiscali diversi (17% vs. 15%). Come spiegato negli interventi apparsi sulla stampa, il sistema di rimborso monofase penalizza gli acquisti interni da parte degli operatori economici sammarinesi.

Se non ci sarà l’auspicato aumento di entrate della monofase per le importazioni, nel medio e lungo termine, o se non ci sarà l’insediamento di nuove attività commerciali, che si configurano come importatori e quindi soggetti al versamento della monofase, OSLA chiede chi e come coprirà la mancata entrata al Bilancio dello Stato della monofase nel medio e lungo periodo?

Per coprire la diminuzione delle entrate derivante da questa manovra, servono altri incentivi, che trattengono e contemporaneamente attraggono i consumi, facendo attenzione ai consumi non solo provenienti dal territorio sammarinese, ma anche dai consumatori finali esterni.

L’unica soluzione sostenibile nel medio e lungo periodo per il recupero delle minori entrate al Bilancio dello Stato derivanti da questa manovra sarebbe o una maggiore importazione di beni da parte degli operatori oggi presenti in territorio, ma che non può avvenire se i consumatori/consumi interni/esterni non aumentano, o l’insediamento di nuovi operatori commerciali che si insediano a San Marino rappresentando nuovi importatori che versano monofase al Bilancio dello Stato con conseguente aumento del gettito monofase,…effetto meno probabile con un sistema sotto embargo.

Si commette un errore nella catena commerciale, quando l’incentivo ad un sistema economico/commerciale non parte dal fine filiera e cioè dal consumatore finale, perché solo così l’incentivo riesce a ripercorrere a ritroso tutta la filiera commerciale e a sostenersi nel tempo, aumento di consumatori (interni/esterni) -> aumento di consumi -> aumento di vendite -> aumento di ordini e importazioni -> aumento di gettito monofase. Altrimenti il beneficio di breve termine si ferma all’operatore commerciale, non garantendogli maggiore competitività nel medio e lungo termine, perché non percettibile la convenienza all’acquisto in termini di riduzione di prezzo al consumatore finale. L’aumento di consumi può avvenire solo se vi è una percepita ed effettiva convenienza all’acquisto dovuta ad una maggiore competitività sui prezzi finali, per quest’obiettivo lo strumento più corretto è la SMaC card, che lega l’incentivo al consumatore finale e a ritroso all’operatore e, in ultimo non per importanza, al Bilancio dello Stato (oltre 21.000 SMaC card di residenti San Marino e oltre 20.000 SMaC di residenti Italia).

Incentivare l’importazione di beni dal territorio sammarinese con un migliore differenziale fiscale sulle importazioni determina le potenziali deformazioni sulle importazioni fiscali, piuttosto che dare espansione ed effettività al commercio al dettaglio in territorio, che a ritroso investe tutta la filiera commerciale. Per avere efficacia la manovra sulla monofase deve prevedere un sistema attivo e coercitivo di controlli sia sui prezzi, sia sul corretto utilizzo dello strumento monofase nelle relazioni di importazione ed esportazione dei beni, altrimenti rischiamo di riproporre le deformazioni che il Paese ha vissuto con le defiscalizzazioni, i cui effetti stiamo pagando ancor oggi, configurando San Marino come terra di conquista, oggi facilmente abbandonata dopo i benefici della Legge n.44 del 18 marzo 1993 (Agevolazioni Fiscali per incentivare gli investimenti e per favorire l’occupazione).

Ricordiamo anche la forma tecnica e i tempi di applicazione della monofase nella filiera commerciale rispetto al sistema IVA: il trasferimento di una riduzione di percentuale della monofase avviene in termini relativi in modo sensibilmente meno efficace rispetto ad una diminuzione di pari percentuale nel sistema IVA, perché se l’IVA si trasferisce al consumatore finale, la monofase si applica all’importazione (inizio della catena commerciale). Non è corretto parlare di riduzione del 2%, ma occorre parlare di riduzione di 2 punti percentuali dell’imposta monofase, infatti in termini relativi la riduzione di 2 punti percentuali corrisponde al passaggio dell’imposta monofase dal 17% al 15%, che individua in realtà una diminuzione relativa del (2/17 =) 11,7%, che rappresenta in termini massivi una minore entrata del gettito monofase di pari percentuale (11,7%) al Bilancio dello Stato.

Se si introduce una manovra occorre pensare agli strumenti più corretti ed efficaci di controllo legati agli effetti indotti negli operatori avendo una visione sistemica della manovra: osservatorio prezzi, gestione magazzini fiscali, impatto sui vari soggetti della filiera commerciale, gettito monofase,… L’invito di OSLA, soprattutto per le manovre economiche “sperimentali” è quello di dotarsi di un sistema di simulazione e di un cruscotto di gestione con le principali voci di gestione del Bilancio dello Stato per accorgersi degli effetti di una manovra a breve, medio e lungo termine.

Ancor più, agli occhi degli altri sistemi economico/commerciali che ci circondano, torna alla mente la LEGGE 11 dicembre 1995 n.140 ISTITUZIONE DI UNA IMPOSTA COMPLEMENTARE ALL’IMPOSTA SULLE IMPORTAZIONI, come previsto dall’Accordo Interinale di Commercio Doganale fra la Repubblica di San Marino e la CEE (reso esecutivo dal Decreto Reggenziale 2 dicembre 1992 n.98 all’Art. 5)…