27 anni. E’ la richiesta del pm di Arezzo, Marco Dioni, per padre Gratien Alabi. Per la pubblica accusa non ci sono dubbi: è lui l’assassino di Guerrina Piscaglia, la casalinga di Ca’ Raffaello sparita nel nulla il 1° maggio del 2014 tra casa sua e la canonica. Un amore folle quello che la donna provava per il frate congolese arrivato dall’Africa a scombussolare gli animi di molti fedeli, soprattutto donne, in quel paesino sperduto fra le montagne. Una passione morbosa, ossessiva, che avrebbe portato Alabi, dopo mesi e migliaia di chiamate e sms, ad uccidere Guerrina a occultarne il cadavere. «L’omicidio è stato firmato e controfirmato da padre Alabi – tuona il pm durante la requisitoria in Assise, durata quasi 7 ore – firmato prima con il depistaggio: l’sms inviato dal cellulare di Guerrina per errore a un frate nigeriano che conosceva solo Gratien. E controfirmato dalla figura di zio Francesco, l’uomo che avrebbe aiutato Guerrina a fuggire, ma del quale il frate parla molto tardi e che soprattutto non è mai stato trovato».
E ancora, il pm ricorda il giallo delle celle telefoniche, le stesse dove il telefonino di Guerrina si aggancia per tre volte dopo la sua parizione, così come il cellulare di Gratien. Altro indizio: il francesismo con cui vengono scritti i messaggi dopo il primo maggio dal cellulare della scomparsa. Parole e composizioni di frasi che sembrano scritti solo da un francofono come Gratien.
Dioni non ha esitazioni. In modo preciso e analitico spiega che il delitto è avvenuto tra le 13.46 (quando dal cellulare di Guerrina parte uno squillo di 7 secondi verso il telefono di Alabi) e le 14.20 (l’ora in cui il prete chiama Mirco Alessandrini, marito di Guerrina).
«34 minuti sono tantissimi per uccidere una persona e occultare il cadavere _ continua Dioni _ e non dimentichiamo che ci sono stati altri 4 mesi di tempo per depistare e far sparire il corpo definitivamente. Le ricerche di Guerrina sono partite solo a fine agosto». Dioni è certo: Alabi è l’assassino della Piscaglia. Per lui la pena deve essere altissima. Ventisette anni di carcere, 24 per omicidio e tre per l’occultamento di cadavere. Il presidente della corte d’Assise, Silverio Tafuro, stringe i tempi e aggiunge due udienze straordinarie a quelle in calendario: il 12 per le arringhe della parte civile e il 14 ottobre per la difesa. La sentenza potrebbe arrivare già il 24 ottobre. Il Resto del Carlino