Battaglia sui rifiuti. In Consiglio grande e generale ieri pomeriggio a tenere banco è stata la gestione dei rifiuti. Argomento spinoso che ormai da mesi accende gli animi sul Titano. Ad aprire il dibattito sono i segretari di Stato al Territorio e per i Rapporti con l’Aass, Antonella Mularoni e Teodoro Lonfernini che illustrano gli obiettivi raggiunti e quelli da ancora conseguire. «In tempi celeri» è previsto il completamento dell’estensione del porta a porta nell’area di Fiorentino e Chiesanuova, entro l’estate nell’area Montegiardino-Faetano e Città (fuori mura). «Entro l’anno in corso – assicura Lonfernini – la raccolta differenziata attesa sarà superiore al 50%». Mularoni guarda ai vicini di casa spiegando in Aula che l’Italia mira a raggiungere la percentuale del 65% di rifiuto riciclato entro il 2020. «Noi faremo molto meglio e molto prima – attacca – ma tutti devono fare la loro parte, non solo il pubblico». Dagli uomini di governo si passa a quelli dell’opposizione e qui piovono critiche un po’ da tutte le parti. E non solo dall’opposizione considerando anche dal Psd non mancano gli inviti ad accelerare il passo. E’ Vladimiro Selva (Psd), si dice insoddisfatto per come il progetto ‘Rifiuti Zero’ è stato portato avanti, mentre Guerrino Zanotti dallo stesso partito sottolinea la troppa lentezza con cui il Paese si avvicina all’obiettivo del ridurre i rifiuti: «Va fatto un sforzo – esorta – Ci sono richieste pressanti della cittadinanza, da ultimo 1.300 firme che lamentano ritardi nella raccolta del porta a porta, ritardo che può avere motivazioni che non dipendono certo dalla volontà della cittadinanza». Anche Augusto Michelotti di Sinistra Unita chiede di spingere l’acceleratore: «Si faccia in fretta – dice – non ha senso spendere soldi per portare i rifiuti in discarica e dipendere da qualcun altro». Franco Santi di Civico10, punta il dito contro il metodo scelto: «Partire a macchia di leopardo con il porta a porta è uno sbaglio che comporta una diseconomia, così spendiamo di più». Per Elena Tonnini di Rete invece il porta a porta è «stato solo uno slogan per il governo e per i vertici dell’Azienda di stato che sta facendo di tutto per moltiplicare tempi e costi, passando tutto ai privati».
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