PALAZZO PUBBLICO- Disegno dedicato al Card. Alberoni
Nell’ammezzato, piano intermedio fra il piano terra e il piano nobile, vicino alla porta che conduce al locale oggi adibito a Sala Stampa, c’è una piccola tempera murale, realizzata su disegno di Francesco Azzurri. Ricorda la liberazione della Repubblica dall’occupazione del Cardinale Giulio Alberoni, Legato Pontificio in Romagna, conclusasi il 5 febbraio 1740.
Nel dipinto, meglio conosciuto come “lapide alberoniana”, il cardinale Alberoni è raffigurato nel grande albero minaccioso che Sant’Agata, effigiata come una stella, colpisce con un raggio di luce disseccandolo e troncando il ramo da cui pende il suo cappello cardinalizio.
Si sono voluti rappresentare così, tanto il fallimento dell’aggressione della Repubblica, quanto la fine della brillante carriera del Cardinale, che infatti nel conclave del 1740 non fu eletto papa, come sperava.
La scritta latina “Discessit, evasit, erupit” è presa dalle “ Orazioni Catilinarie” di Cicerone, e si riferisce al fallimento della congiura di Catilina. “Catilina ex urbe discessit: abiit, excessit evasit, erupit!” è andato, partito, fuggito, sparito!. Sono verbi che esprimono- con ironia – un crescendo di uno che scappa col turbo!…
Riporto tutta la frase di Cicerone: «Finalmente, Quiriti, Lucio Catilina, pazzo nella sua audacia, ansante nel suo crimine, empiamente teso a ordire la rovina della patria, a minacciare col ferro e col fuoco voi e questa città, lo abbiamo cacciato da Roma, o, se volete, lo abbiamo lasciato partire, o, meglio ancora, lo abbiamo accompagnato alla partenza con i nostri saluti. è andato, partito, fuggito, sparito…»
La lapide è un dileggio dei sammarinesi verso il Card. Alberoni. Oggi dovremmo murare tante altre lapidi per dileggiare gli attentatori nostrani della libertà della Repubblica
Domenico Gasperoni