Marco Arzilli segretario di Stato della Repubblica: “A Reggio il pane della camorra grazie ai Vallefuoco”. La Cir: “Nostri fornitori marginali nel 2007 in Romagna, mai arrivato in Emilia quel pane”
REGGIO – “Il pane della camorra per i bimbi delle scuole reggiane”. E’ quanto sostiene il segretario di Stato per l’Industria e il commercio di San Marino, Marco Arzilli, che dice: “La società Vallefuoco ha operato a San Marino con commissioni rilevanti soprattutto in Emilia Romagna, nel bolognese e a Reggio Emilia, con i grandi nomi della ristorazione come la Camst per pane e farinacei”. Ma la Cir precisa: “Vallefuoco fu un nostro fornitore marginale in Romagna nel 2007, ma quel pane non è mai arrivato a Reggio Emilia, per quel che ci riguarda. Noi usiamo solo prodotti a chilometri zero, non andiamo a prendere il pane certo a San Marino”.
Le dichiarazioni di Arzilli arrivano sulla scia del clamore suscitato, nel febbraio scorso, da un’operazione delle forze dell’ordine mirante a stroncare la penetrazione dei clan dei Vallefuoco, dei Mariniello di Acerra e dei Casalesi, frazione Schiavone in Romagna e nella Repubblica di San Marino. Gli arrestati erano stati 10. L’accusa, nei loro confronti, è quella di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
I presunti camorristi avrebbero compiuto estorsioni tra Rimini, Riccione e San Marino e avrebbero fato prestiti a tassi usurari ai danni di numerosi imprenditori locali. E per svolgere la loro attivita’ in Romagna i clan avevano esportato anche i metodi: i pestaggi innanzitutto. Nel quadro si inserisce anche una finanziaria, la Fincapital di San Marino, che “interagiva” anche con il clan dei Vallefuoco.
Il panificio Vallefuoco sarebbe servito, secondo gli inquirenti, a ripulire il denaro sporco. Secondo Arzilli due degli arrestati, i fratelli Andrea e Giuseppe Vallefuoco, avrebbero costituito la società del Panificio Vallefuoco a fine 2005, mentre la licenza sarebbe stata rilasciata a fine gennaio 2006, in regime di liberalizzazione. Il forno ha operato a San Marino da fine gennaio 2006 al 16 novembre 2009, quando ha chiuso i battenti e cessato la sua attività.
Secondo Arzilli le commissioni sul Titano erano limitate, mentre l’attivita’ principale era dovuta a “relazioni esterne con grossi gruppi italiani, sopratutto nel bolognese e a Reggio Emilia”. E fa quindi il nome di Camst. Sulla chiusura repentina dell’attività aggiunge solo che “era aperta una procedura di esattoria dei debiti”.
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