LA GENTE per le strade di Washington si è svegliata all’alba per vederlo passare. Barack Obama lo ha accolto alla Casa Bianca, con tante bandiere al vento e marines impettiti, e lui, papa Francesco, ha spiazzato i 16.000 invitati del presidente, con la sua semplicità. «Come figlio di immigrati sono felice di trovarmi in questo paese che fu costruito da simili famiglie», ha detto. Barack aveva presentato il Pontefice esaltando la «qualità unica della sua persona» che «va presa ad esempio per la sua umiltà dolcezza e generosità di spirito».
NEL DISCORSO di saluto pronunciato eccezionalmente in inglese per non essere frainteso o manipolato, Bergoglio ha ricordato Martin Luther King e ha invitato l’America a continuare nella realizzazione degli impegni non finiti, come ad esempio la protezione dell’ambiente e del ‘creato’. In privato lui e Obama hanno parlato per oltre 45 minuti affrontando molti dei temi che entrambi sosterranno anche al Palazzo di vetro dell’Onu, dai migranti al clima. Davanti ai 400 vescovi a stelle e strisce e durante la messa nella cattedrale di San Matteo, invece, il Papa ha ricordato le vittime innocenti dell’aborto. All’episcopato americano, tra i più sconquassati al mondo dallo scandalo pedofilia nel clero, ha ricordato, in italiano, che in tema di abusi bisogna lavorare perché «tali crimini non si ripetano mai più», Quindi li ha richiamati affinché non ci siano «divisioni» nella Chiesa prima di ammonirli sul fatto che la croce non è «un vessillo di lotte mondane».
Molti leggono nella sua prima intensa giornata a Washington una vera anticipazione sapiente di quello che sarà oggi il suo primo discorso al Congresso con le camere unificate. Papa Francesco, tirato per la giacca da destra e sinistra, non si presta a sponsorizzazioni democratiche o repubblicane e continua a ripetere ad ogni passo che la sua è la «semplice espressione dell’insegnamento sociale cattolico». A provarlo la visita molto sentita agli homeless.