HA RIFLETTUTO a lungo, durante il volo notturno da Mosca a Parigi. E alla fine ha trovato le parole giuste. Hollande le ha annotate, scrivendo di suo pugno – cosa rarissima – il discorso che avrebbe pronunciato l’indomani agli Invalidi: «Non cederemo alla paura, né all’odio. Saluto questa nuova generazione che è stata colpita ma non è spaventata: è il volto della Repubblica. So che saprà prendere in mano l’avvenire del Paese. Le vittime del 13 novembre, quei ragazzi e ragazze venuti da tante città e paesi diversi, erano la giovinezza della Francia, la voce di un popolo libero che ama e difende la sua cultura. Non li dimenticheremo. Incarnavano i nostri valori. Oggi più che mai è nostro dovere farli vivere».
È STRAORDINARIA la regia nelle celebrazioni francesi, una scenografia studiata nei dettagli, che si tratti della parata militare del 14 Luglio o della commemorazione di una tragedia. Ieri, giornata di omaggio alle 130 vittime degli attentati di Parigi, la Francia intera era idealmente riunita nel cortile d’onore degli Invalidi. Alle 10 e 30 duemilacinquecento invitati sono seduti nelle tribune di fronte a una batteria di 60 cannoni di bronzo. C’è tutto il governo, c’è il primo ministro Manuel Valls, l’ex presidente Sarkozy, il sindaco di Parigi Anne Hidalgo, ci sono i parlamentari e i rappresentanti di tutti i partiti compresa Marine Le Pen.
Poco distante, sotto un tendone, sono raccolti i familiari delle vittime e alcuni dei feriti, in prima fila su sedie a rotelle o in barella, avvolti in coperte nere. Il silenzio è assoluto mentre dal fondo del piazzale si vede arrivare Hollande, sciarpa e cappotto nero, volto grave. Non si sente volare una mosca. E quando il presidente arriva alle tribune partono le note della Marsigliese eseguita dalla Garde Républicaine.
In piedi, commossi, tutti accompagnano con le labbra l’inno nazionale. Poi su un gigantesco schermo incominciano a sfilare i volti delle vittime e una voce scandisce i loro nomi per undici interminabili minuti. Stéphane Albertini, 39 ans; Nick Alexander, 36 anni; Anna Pétard, 24 anni; Marion Pétard, 29 anni; Valentin Ribet, 26 anni; Valeria Soresin, 28 anni… Pochi riescono a trattenere le lacrime. Sono presenti la madre della Soresin, Luciana, e il fratello Dario. I familiari di Xavier Prevost e Aurélie de Peretti, due vittime del massacro al Bataclan, invece, non sono venuti: i genitori accusano lo Stato di non aver fatto nulla per prevenire nuovi attentati dopo l’attacco a Charlie Hébdo.
La Marsigliese e poi Jacques Brel (Quand on n’a que l’amour) cantata da Yael Naim, Camelia Jordana et Nolwenn Leroy. Segue una canzone di Barbara interpretata da Nathalie Dessay.
I BRANI sono stati scelti da François Hollande in persona: è la sua risposta in nome della Francia agli assassini. «I terroristi non sopportano la musica, l’armonia. Volevano cancellarla con il rumore dei mitra e delle bombe. Ma non ci riusciranno: noi moltiplicheremo le canzoni, i concerti e gli spettacoli nelle sale e nelle strade, noi continueremo ad andare negli stadi», dice. Sventolano alle sue spalle la bandiera francese ed europea: un simbolo. Sopra di lui, in una loggia al primo piano, sorge il busto di Napoleone realizzato con il bronzo dei cannoni presi al nemico ad Austerlitz nel 1805. Un altro simbolo.
La Stampa