LA CHIAMANO ‘la miracolata del Bataclan’. Laura Croix, 31 anni, si trovava con altri 1500 spettatori nel teatro parigino in cui si esibiva il gruppo rock americano ‘Eagles of Death Metal’ quando i terroristi della Jihad fecero irruzione sparando sulla folla. Colpita da 6 proiettili, cadde a terra in un mare di sangue: una pallottola le aveva staccato due dita di una mano, due si erano conficcate nell’addome, altre due nel petto fra il cuore e i polmoni, un’altra le aveva frantumato l’anca. Sembrava che per lei non ci fosse niente da fare: quando arrivò in ambulanza all’ospedale Pompidou di Parigi, i medici scossero la testa: Laura era cosciente, ma le sue condizioni apparivano disperate. Intubata e piazzata in stato di coma artificiale, è stata sottoposta a sei interventi chirurgici, uno dei quali, il più pericoloso, ha consentito di estrarre il proiettile rimasto incastrato vicino al cuore.
PER SETTIMANE, da quel 13 novembre di orrore, Laura è rimasta in coma, vegliata giorno e notte dalla madre Danielle, dal fratello Sebastien e dalle tre ragazze che formavano con lei il gruppo rock ‘The Traps Band’. Adesso Laura Croix è uscita definitivamente dal coma. i medici l’hanno riportata alla vita. Le prime parole che ha pronunciato erano rivolte a sua madre: «Prima è scoppiata in un gran pianto, poi ha chiesto che cosa era successo. Ricordava solo di aver sentito delle grida, ‘Allah Akbar’, e subito dopo dei colpi», racconta Danielle Croix.
«Si sta riprendendo, i sanitari sono fiduciosi, dicono che la situazione è stabile, sotto controllo. Ma lei, povera Laura, soffre, ha dolori dappertutto. E dopo ci saranno anche le sofferenze psicologiche», aggiunge. E ancora: «Laura è uscita dal coma, è vero, ma la nostra angoscia continua perché ha ancora la febbre. E poi dovrà affrontare chissà quanti altri interventi, fra cui una chirurgia plastica per cancellare l’impatto delle pallottole sotto il seno. Non so nemmeno se si è resa conto che le mancano due dita della mano sinistra, proprio quella con cui suona la chitarra. Ma ce la farà: mia figlia è una combattente».
LA STORIA di Laura Croix, la ‘miracolata’, ha commosso la Francia. Nata a Trith-Saint-Léger, un paesino del Nord quasi ai confini con il Belgio, si era stabilita in un monolocale a Versailles, quindi a Issy’les-Moulineaux, banlieue residenziale di Parigi. Lavorava come segretaria di direzione e dedicava il tempo libero alla musica rock. Era la chitarrista della girls-band ‘The Traps’, fondata nel 2010: quattro ragazze scatenate che volevano dimostrare che il rock femminile non è morto. Per niente al mondo avrebbe mancato il concerto degli Eagles: infatti quel venerdì sera 13 novembre Laura era in platea ad applaudire e a ballare prima che si scatenasse l’inferno, 90 morti e 350 feriti, un massacro.
«Quando ho saputo che mia figlia non era rientrata dal concerto, ho urlato. Sono uscita di casa così com’ero e mi sono messa al volante della mia Twingo per raggiungere Parigi», racconta la madre. «Avevo paura ma ero sicura che ce l’avrebbe fatta: mia figlia ha già vinto una battaglia contro un tumore, alla fine della scuola. Quando è uscita dal coma, la prima volta non riusciva a parlare: era ancora intubata, non poteva muoversi, comunicava solo con lo sguardo. Poi ho imparato a leggere sulle sue labbra. Adesso vuole sapere, fa un sacco di domande, mi ha chiesto notizie di suo padre. Non le ho ancora detto che dopo l’attentato si è sentito male e che è stato ricoverato in ospedale per un’ulcera con emorragia interna».
La Stampa