«L’ORRORE», «Il massacro», «Parigi colpita a morte», «La guerra nel cuore di Parigi». All’indomani del venerdì maledetto i titoli dei giornali riassumono lo stato di choc di tutto un paese. Il bilancio è terrificante: 129 morti, 352 feriti, 99 dei quali in condizioni gravissime. Una serie di attacchi senza precedenti effettuati con lo stesso esplosivo, dice il procuratore. Vere scene di guerra, con per la prima volta l’apparizione di kamikaze: degli 8 terroristi morti nelle diverse azioni, 7 si sono fatti saltare in aria. Ieri la rivendicazione dell’Isis. «Quello di venerdì è un atto di guerra. Sappiamo chi sono, da dove vengono e da chi sono manovrati. La nostra risposta sarà implacabile, dentro e fuori i confini nazionali. Saremo spietati», ha dichiarato il presidente Hollande decretando lo stato d’urgenza: una misura estrema cui si è fatto ricorso solo nel periodo della guerra d’Algeria e – per pochi giorni – in occasione della rivolta nelle banlieue, dieci anni fa.
IL PREMIER Valls invece, ha detto: «Siamo in guerra. Dobbiamo attenderci altri attacchi. Proseguiremo il nostro in tervento in Siria». Il ministro degli interni Bernard Cazeneuve ha indetto tre giorni di lutto nazionale. Ha annunciato inoltre la mobilitazione immediata di 1.500 militari in aggiunta alle forze di sicurezza, di polizia e di gendarmeria già attive sul territorio nazionale. Un esercito di investigatori, 220 inquirenti specializzati, sono all’opera; hanno interrogato per tutta la notte i testimoni sopravvissuti agli attacchi e continueranno a raffica nei prossimi giorni e settimane. Si è provveduto subito a prelevare campioni biologici dai corpi delle vittime e dei terroristi, nella speranza che l’esame del Dna consenta di procedere all’identificazione. Grazie alle impronte digitali è già stato identificato uno degli assassini: è di nazionalità francese, ha una trentina d’anni, è conosciuto dai servizi di sicurezza per la sua appartenenza a movimenti islamici. Secondo fonti informate almeno una decina di sospetti sono attivamente ricercati nella banlieue parigina. In serata il padre e un fratello di un kamikaze del Bataclan sono stati arrestati in un paese a est della capitale. «Sono dei professionisti, bene organizzati. Ricaricavano metodicamente i kalashnikov e sparavano con calma, mirando alla testa degli spettatori a terra, senza pietà. Quando hanno finito le munizioni e si sono resi conto che gli uomini del raid stavano per catturarli, hanno azionato il dispositivo esplosivo che avevano addosso e si sono fatti saltare in aria», ha spiegato un esponente delle truppe d’assalto.
SECONDO fonti ufficiali della polizia sul corpo di uno dei terroristi è stato trovato un passaporto siriano. È stato stabilito inoltre un legame fra gli attentati della scorsa notte a Parigi e un uomo arrestato la settimana scorsa in Germania in possesso di armi e bombe; il sospetto proveniva dal Montenegro ed è sotto interrogatorio. La prima incursione degli attentatori si è verificata in uno spazio isolato nei pressi dello Stadio di Francia, nell’immediata periferia nord di Parigi: tre esplosioni si sono sentite fin dentro lo stadio, dov’era in corso l’amichevole di calcio Francia-Germania. Subito dopo è stata colpita la zona est della capitale, quel quartiere giovane, vivace e popolare della città che si stende fra le Halles e il decimo e undicesimo arrondissement. Il peggio è successo invece all’interno della sala da concerto Bataclan, gremita di spettatori che assistevano a un concerto rock: oltre 70 morti.
PARIGI si è svegliata ieri mattina con negli occhi le immagini del massacro: una città ferita, spaventata, chiusa nel dolore. I luoghi della tragedia erano assediati da una folla silenziosa venuta senza interruzione a depositare mazzi di fiori, candele, messaggi di cordoglio. Negli ospedali è stata una processione continua di persone che chiedevano notizie dei loro cari: «Mia figlia era al Bataclan, non so più niente di lei, non risponde al telefono», si disperava una donna mostrando la fotografia di una ragazza. Per disposizione del prefetto tutti i luoghi turistici sono transennati e guardati a vista da poliziotti e soldati armati. Chiusi i musei, compreso il Louvre. Deserti gli Champs-Elysées e place de la République, tradizionale luogo d’incontro del popolo. In serata le notizie sulle indagini arrivano dal Belgio: l’auto nera avvistata davanti al Bataclan con targa belga era stata noleggiata da un francese residente in Belgio. Quest’ultimo, insieme con altri due uomini, è stato arrestato a Bruxelles. Uno di loro venerdì sera si sarebbe trovato a Parigi. E ieri sera l’area intorno alla torre Eiffel è stata evacuata, la polizia presidiava l’hotel Pullman. Si è rivelato un falso allarme.
Intanto Parigi soffre. Con dignità, come sempre, senza isterismi e scene melodrammatiche. Una sola cosa conta adesso: scoprire e annientare gli organizzatori degli attentati. La grande caccia è iniziata. «Li troveremo», assicura il presidente Hollande.