«IL TERRORISMO non distruggerà la Repubblica: sarà la Repubblica a distruggere i terroristi dell’Isis». Così François Hollande ha concluso ieri il suo discorso davanti alle Camere riunite, a Versailles. Intervento applaudito con vigore dalla sinistra, accolto con diffidenza dalla destra, duramente criticato dall’ultradestra. Ma alla fine tutti, ministri, deputati e senatori, si sono alzati in piedi e hanno intonato la Marsigliese.
La Francia, ha detto il presidente, non cede. Replica anzi con ferrea determinazione, fuori e dentro le frontiere. Giovedì la portaerei nucleare Charles de Gaulle salperà per la Siria. Gli attacchi aerei saranno triplicati. «Siamo in guerra», ha ripetuto Hollande, «e questa guerra non dovremo portarla avanti da soli: il terrorismo non minaccia solo la Francia ma il mondo intero». Da qui la richiesta di riunire al più presto il Consiglio di sicurezza Onu: «È indispensabile una risoluzione che sancisca la volontà comune di lotta al terrorismo».
POI LA decisione di coinvolgere i partner europei: «Il ministro della Difesa incontrerà i suoi colleghi europei in base all’articolo 42.7 del trattato che prevede, di fronte all’aggressione di uno Stato, la solidarietà e l’assistenza degli Stati membri con tutti i mezzi in loro potere».
Sul piano interno, l’annuncio più importante – e più contestato, perché contempla la necessità di modificare la Costituzione – è quello di prorogare di tre mesi lo stato d’emergenza, misura che normalmente resta in vigore per 12 giorni: «Siamo in guerra, dunque non valgono le regole dei periodi di pace – dice Hollande –. Dobbiamo far evolvere la Costituzione in modo da permetterci di combattere in modo efficace il nemico. Questa guerra richiede un regime costituzionale da stato di crisi. Dobbiamo vendicare le persone uccise».
SE NE discuterà in Parlamento domani: il centrodestra, primo fra tutti Sarkozy, è contrarissimo – oltretutto in vigilia elettorale – a una modifica costituzionale che fatalmente darebbe maggiori poteri al presidente della Repubblica.
Delle modifiche debbono essere apportate anche al codice penale per rendere più rapide le procedure di espulsione degli stranieri che rappresentino un pericolo per l’interesse nazionale; i magistrati dovranno avere la possibilità di accedere a tutti i possibili strumenti d’indagine, mentre per i poliziotti va riconsiderata la questione della legittima difesa. Lo Stato infine dovrà poter privare della cittadinanza francese chi è condannato per attentati contro gli interessi fondamentali del Paese. Sono stati promessi 5 mila nuovi poliziotti e gendarmi in due anni, 2.500 posti per la Giustizia, mille per le Dogane, e nessun taglio negli effettivi della Difesa fino al 2019. Le date della conferenza sul clima e delle elezioni regionali non cambieranno. «La Francia vuole restare se stessa. Nessuno ci impedirà di vivere come abbiamo deciso, liberamente e pienamente», ha concluso Hollande.