Parte la sfida del M5S: non vota il Dl Aiuti. Ora che succede?

Il Movimento 5 Stelle apre le ostilità nei confronti del governo (di cui fa parte), e decide di uscire dall’aula durante il voto sul Dl Aiuti. Una mossa che potrebbe avere gravi conseguenze per la tenuta dell’esecutivo. Prevale dunque la linea dura, quanto meno alla Camera.

Dopo la fiducia votata la scorsa settimana i deputati pentastellati faranno sentire la loro “voce” non partecipando al voto di oggi. La notizia viene riferita alle agenzie di stampa da alcune fonti autorevoli. Poi il deputato Francesco Silvestri (M5S) conferma tutto: “Probabilmente sì, oggi usciremo dall’Aula dopo aver votato fiducia al governo l’altro giorno”. E spiega anche il motivo: “Siamo in attesa di risposte importanti dal presidente Draghi su grandi temi per il Paese”, sottolineando che “nel dl aiuti si poteva fare di più sul superbonus, la questione dell’inceneritore non è gradita per noi nei modi e nel merito, abbiamo criticità quindi non parteciperemo al voto”.

È importante tenere conto che il regolamento di Montecitorio prevede il voto disgiunto, prima alla fiducia e poi al testo. Ora cosa potrebbe accadere? Ogni scenario è aperto: di certo se dovesse permanere la linea della fermezza anche al Senato (dove il decreto è atteso questa settimana) le cose potrebbero farsi complicate per l’esecutivo.

“La decisione di uscire dall’Aula sul Dl Aiuti è gravissima e non potrà essere senza conseguenze”, tuona Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia. “La responsabilità, che ha caratterizzato l’adesione di Forza Italia a questo governo di unità nazionale, non può essere scambiata per subalternità”.

”Se il Movimento 5 Stelle dovesse uscire dal Governo – commenta Matteo Perego, vicepresidente di Forza Italia alla Camera – farebbe un atto coerente con sé stesso, ovvero confermerebbe di essere totalmente inadeguato per guidare il Paese e continuerebbe a ledere alle nostre Istituzioni, che sono state esposte ai danni irreparabili di una stagione di populismo che speriamo sia ormai alle nostre spalle. Il crollo del loro consenso è la prova che il Paese ha voglia e bisogno di competenza”.

Preocuppazione anche dai democratici. “Se il M5s non vota la fiducia certo che è un problema”, afferma il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, a margine della presentazione del rapporto Inps a Montecitorio.

Intanto il senatore Mario Turco, vice presidente del gruppo M5S, per tenere il governo sulle spine fa sapere che uscire dall’Aula del Senato prima del voto di fiducia sul decreto Aiuti “è un’ipotesi da non escludere, per ora è sul tavolo. Vediamo cosa accade nei prossimi giorni. Tra martedì e mercoledì probabilmente ne discuteremo nella riunione settimanale che facciamo come gruppo, e poi valuteremo”. Chiarisce poi che se la decisione venisse presa “non significherebbe automaticamente uscire dal governo. Noi aspettiamo riscontri al nostro piano di emergenza e alle richieste che il presidente Conte ha sottoposto al governo, poi vedremo”.

Certo che pensare di poter continuare a far parte dell’esecutivo senza votargli la fiducia è un esercizio di equilibrismo davvero ardito, degno dei migliori trapezisti del circo. Staremo a vedere cosa accadrà.


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