Partenza falsa: Italia ko con la Francia (1-3)

dowInizia con una sconfitta la gestione Ventura. Approccio timido per tecnico e squadra. Decisivi gli errori in difesa. E lunedì a Israele via alle qualificazioni mondiali

Facciamo finta che sia stata l’emozione dell’esordiente: di Giampiero Ventura, della sua Italia, della moviola in campo. Perché è stata una falsa partenza: senza grip, senza grinta, senza storia. Italia-Francia 1-3. Servirà lavoro, pazienza e, soprattutto, essere se stessi, a partire dal ct, che non s’è presentato né come ai tempi ariosi del Bari, né come quelli ruggenti del Toro.

 

Il debutto della moviola

S’inizia con il peggio della tribù: fischi alla Marsigliese, grazie ai soliti 50 dementi, sommersi dagli applausi dello stadio e dei giocatori, con la faccia sconsolata di Buffon. Per fortuna, poco dopo, spunta anche il meglio, con lo striscione srotolato in curva nord: «Forza piccolo Matteo», dedicato al figlio di Leonardo Bonucci, che qui giocò, con Ventura in panca. Dimesso in serata dall’ospedale torinese il bambino, papà potrebbe raggiungere oggi il ritiro azzurro. Italia con l’annunciatissimo modello di serie, 3-5-2, e tre titolari superstiti dalle notte di due anni fa, che qui a Bari battezzò il ciclo di Conte: Astori, De Sciglio, De Rossi. Tutto il resto sono pezzi della squadra europea, tranne Bonaventura.

 

E tranne la cattiveria, se Chiellini buca due volte la chiusura: cose mai viste. Partire con i paragoni dopo appena 90’ sembra quanto meno ingeneroso, chissà come avrebbe strillato l’attuale tecnico del Chelsea. Che, nel biennio azzurro, subì 0,84 gol a partita: ieri, gli azzurri ne hanno concessi due in un tempo, e tre alla fine. Detto che Astori al posto di Bonucci non è proprio la stessa cosa, finisce sotto inchiesta tutta la fase difensiva: pressing questo sconosciuto, e distanze tra i reparti presto sfilacciate. Ventura, che ai tempi del Toro alzava presto il volume sugli errori dei giocatori, a tratti pare ostaggio della timidezza dell’esordio e silenziato dall’importanza del palco. Sia lui, senza paura. Quando se la leva pure l’Italia, qualche azione esce fuori, mica solo il gol: con Eder in versione Bolt, per lo scatto sulla fascia, e Pellé come fosse Yao Ming, per il giro e tiro spalle alla porta. Pareva starci anche una mano francese galeotta: ma l’arbitro fa proseguire, assistito per la prima volta dalla moviola.

 

Serve più cattiveria

Pur svagata, e imbarazzante dietro (Varane, un disastro), la Francia ha però altri uomini e, soprattutto, altri piedi: da Pogba, fischiato dai molti juventini presenti sugli spalti, a Martial e Griezmann, pure in modalità balneare. Se gli schemi contano, i giocatori pesano. A maggior ragione, se la tattica diventa tatticismo, come è accaduto, e potrebbe accadere all’Italia. Così gli azzurri sono vissuti sulle sgommate di Candreva, qualche guizzo di Eder e, tutto sommato, Pellè. È un po’ mancato il senso di squadra, che all’Europeo era stata solidale e verticale. Più gioco orizzontale e attesa del nemico alle frontiere. Così Le Bleus hanno occupato il centrocampo, senza neppure troppa frenesia: Matuidi ha cancellato Parolo, e avrebbe fatto comodo alla Juve, e Pogba, anche in una notte normale e non stellare, ha tracciato due stelle filanti per i compagni: assist a Martial, per il primo gol, e replay a Kurzawa, per il tris. Lunedì ad Haifa, contro Israele, comincerà davvero l’avVentura, per le qualificazioni al Mondiale 2018: cercasi altra cattiveria, e altro risultato.

La Stampa.it