Nelle vetrine delle pasticcerie artigianali riminesi, la regina indiscussa della Pasqua 2025 è la pagnotta pasquale, il dolce più amato dai cittadini e sempre più richiesto anche dalle strutture dell’accoglienza turistica. Secondo i dati dell’Osservatorio MPI di Confartigianato Emilia-Romagna, le vendite della pagnotta superano di tre volte quelle della colomba tradizionale, confermando il crescente legame tra festività e identità gastronomica locale.
In provincia di Rimini sono 246 le imprese artigiane del comparto dolciario e della pasticceria attive, che rappresentano il 74,4% del totale delle attività del settore. Un comparto che si conferma trainante per l’economia locale, non solo per la qualità delle produzioni, ma anche per la capacità di interpretare l’evoluzione del gusto. Accanto alla pagnotta, infatti, emerge anche il boom della pastiera napoletana, che da dolce tradizionale del Sud è ormai diventato un must a livello nazionale.
“Dopo i forti aumenti del secondo semestre 2024 su materie prime come burro e cacao, e con l’aggravio delle spese energetiche, i prezzi dei prodotti artigianali pasquali sono rimasti sostanzialmente stabili”, spiega Davide Cupioli, presidente di Confartigianato Imprese Rimini, sottolineando la tenuta del settore nonostante i rincari a monte.
Ma il comparto artigianale non è esente da criticità: la carenza di manodopera specializzata rimane uno degli ostacoli principali. Secondo il centro studi regionale, nel 2024 si sono registrate 2.490 assunzioni nel settore pasticceria, panificazione e gelateria in Emilia-Romagna, ma il 60,6% dei profili è risultato di difficile reperimento.
Il successo delle specialità artigianali riminesi si inserisce in un contesto regionale che vanta 402 prodotti agroalimentari tradizionali (PAT), testimoni di una cultura gastronomica radicata e in continua evoluzione.
Confartigianato rilancia quindi l’allarme per un settore che, pur dimostrandosi resiliente, necessita di formazione, investimenti e strategie per attrarre nuovi giovani professionisti, affinché l’eccellenza della tradizione non venga messa a rischio dalla carenza di competenze.