HA CHIESTO di poter parlare ancora con gli inquirenti dopo l’interrogatorio di garanzia. Ed ha vuotato il sacco Vincenzo Loiacono, 58 anni, luogotenente ora in pensione, in servizio fino all’ottobre scorso alla Capitaneria di porto di Pesaro. Voleva parlare del business delle patenti nautiche. Secondo l’accusa, infatti, Loiacono ed il suo collega Claudio Stasi, 53 anni, primo maresciallo della Capitaneria di porto di Rimini, avrebbero messo insieme un lucroso giro d’affari che consisteva nel vendere patenti nautiche ai chi aveva soldi da vendere, ma nessuna voglia di studiare per sostenere l’esame. Ma il giochino, dopo mesi e mesi di indagini condotte dai carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Davide Ercolani, è stato scoperto ed i due sottufficiali erano stati arrestati il 18 febbraio scorso mentre una decina sarebbero gli indagati fra imprenditori pesaresi, cesenati e riminesi. Stasi (che è ancora in carcere e per il quale il suo avvocato, Luca Ventaloro chiederà al gip la modifica della custodia cautelare) aveva sempre continuato a negare ogni addebito mentre Loiacono, fin dal primo interrogatorio era stato più collaborativo. Poi la nuova, ulteriore svolta. Nel secondo colloquio, da lui espressamente richiesto, l’ex luogotenente pesarese ha aggiunto nuovi particolari: «Ci facevamo pagare per quelle patenti», ha dichiarato senza mezzi termini. Ha fornito il luogo d’incontro, nei pressi dell’A14 dove si vedeva con il suo collega riminese per dividersi i soldi delle varie pratiche’ che i due trattavano. In media ogni patente fruttava seimila euro che i due militari, sempre stando alle dichiarazioni fornite dallo Loiacono, si sarebbero spartiti a metà. L’ex luogotenente ha anche fatto il nome di altri tre soggetti che si erano rivolti a lui per ottenere la licenza nautica senza sostenere l’esame. In totale sono così venti le patenti false già individuate mentre altre cento sotto finite nel mirino degli inquirenti. Ma le dichiarazioni-fiume fornite dall’ex militare della Capitaneria di porto pesarese avrebbero aperto un altro filone d’indagine e porterebbero gli inquirenti oltre confine, a San Marino per l’esattezza. Carabinieri e Capitaneria di porto stanno, infatti, acquisendo la documentazione relativa a pratiche aperte con cittadini della Repubblica di San Marino. Il sospetto è che possa essere stato usato lo stesso meccanismo per procurare, in cambio di denaro contante, le patenti nautiche facendo saltare ai candidati la normale trafila con tanto di esame finale da superare. E altre novità eclatanti potrebbero arrivare nei prossimi giorni. Il Resto del Carlino
