PATRICIA BUSIGNANI INTERVIENE SUL PROCESSO BIAGIOLI

La legge assicura la speditezza, la economicità, la pubblicità e la indipendenza dei giudizi”. Recita così l’articolo 15 della Dichiarazione dei diritti dei cittadini e dei principi fondamentali dell’ordinamento sammarinese. L’obiettivo evidente é quello di affermare il diritto di chi é accusato di un reato ad avere un giusto processo, ma è anche quello di “fare giustizia” ovvero di affermare il diritto della comunità di vedere condannato chi venga riconosciuto colpevole di avere violato la legge.
C’è un processo, in corso da mesi, che ha particolarmente attirato l’attenzione dei mezzi di informazione e dell’opinione pubblica sia per il reato ipotizzato sia per lo sviluppo del procedimento.
Mi riferisco al processo a carico dell’ex Comandante della Gendarmeria Marcello Biagioli, che avrebbe falsificato un foglio di servizio per fornire un alibi ad un soggetto, che apparterrebbe alla cosiddetta banda della Magliana, un’organizzazione criminale tra le più pericolose operanti in Italia.
Se l’accusa sia vera o no spetta al Giudice stabilirlo, ma con il processo é cominciato anche il “balletto” delle istanze di ricusazione avverso ai Commissari della Legge che si sono occupati del caso, del Giudice per i Rimedi Straordinari e addirittura avverso un Giudice del Collegio Garante.
Stando alle notizie circolate siamo arrivati a 8, forse 9 istanze di ricusazione solo nell’ultimo anno.
Tutte respinte.
E’ una strategia difensiva? Certo ognuno ha il diritto di difendersi come meglio crede.
La difesa però va condotta nei limiti della legge e senza frapporre ostacoli al corso della giustizia.
Non mi pare che le cose stiano proprio così!
E’ evidente il tentativo di rallentare il processo, confidando magari nella prescrizione del reato.
Questo tentativo va contrastato, tanto più che questo non é un processo qualunque.
C’è un imputato eccellente, che avrebbe compiuto un reato nello svolgimento della sue funzioni di pubblico ufficiale.
C’è un presunto criminale che, grazie alla presunte coperture trovate a San Marino, potrebbe sfuggire alla Giustizia di uno Stato estero.
Ci mancherebbe che fra i tanti addebiti che, a ragione o a torto, ci arrivano dall’Italia ci fosse anche quello di “proteggere” i criminali.
Perciò occorre che allo sforzo della Magistratura si affianchi il sostegno dell’opinione pubblica.
In ballo c’è l’accertamento della verità, ma anche la credibilità dello Stato, che non può essere tenuto in scacco da un singolo imputato, per quanto eccellente.
La possibilità concreta e legittima di porre termine alla sistematica azione di disturbo al corso della giustizia, messa in campo dal collegio difensivo dell’ex Comandante Biagioli, risiede nell’articolo 346 del Codice Penale, che punisce chi impedisca ai Giudici della Repubblica l’esercizio delle funzioni ad essi demandate.
Perché allora non chiedere al Commissario della Legge di accertare se effettivamente la condotta tenuta da Biagioli nell’ambito del processo a suo carico non configuri il reato di cui all’articolo 346 del Codice Penale?
Ringrazio il Vostro giornale per l’opportunità che mi ha dato di condividere questa proposta con i lettori, cittadini onesti e rispettosi della legge, che certamente – come me – aspirano ad una giustizia uguale per tutti.

Patrizia Busignani