
“In Italia le banche continuano già da anni a pagare annualmente un’addizionale Ires del 3,5% rispetto all’aliquota ordinaria del 24% di Ires sugli utili delle imprese (che poi sono ulteriormente gravati dal 26% di ‘cedolare secca’ sui dividendi”. Lo afferma, in un articolo scritto sul Qn, il presidente dell’Abi Antonio Patuelli dopo le richieste di una tassazione aggiuntiva circolate in alcuni settori della politica.
Il presidente dell’associazione bancaria ha quindi rilevato come “le banche continuino a pagare il 27,5%, sottraendo risorse agli accantonamenti non solo per le minusvalenze sui portafogli dei titoli soprattutto di Stato, ma anche per i più stringenti modelli europei di ponderazione patrimoniale dei rischi e nell’imminenza dell’entrata in vigore dei più gravosi requisiti patrimoniali di Basilea 3+”.
“Gli extraprofitti per le banche non sussistono: esse subiscono le decisioni delle banche centrali, indipendenti nei paesi democratici” ha quindi sottolineato Patuelli che ha ricordato anche come ” I rapidi cambiamenti delle politiche monetarie delle banche centrali generano nuove possibilità e rischi che pesano sulle banche, con minusvalenze nei portafogli dei titoli, che per le banche sono anche serbatoi di liquidità”. Il presidente è tornato poi ad ammonire come “il rischio di queste strette di liquidità decise dalle banche centrali è che la ripresa economica del 2022, ora già ridotta, diminuisca nei prossimi mesi e si trasformi in recessione, con nuove crisi di imprese e con problemi per l’occupazione e per tutti i fornitori delle aziende in crisi, a cominciare dalle banche che, negli scorsi anni, hanno dovuto sopportare forti deterioramenti dei crediti e gravi perdite”. (ANSA).
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