Pedini replica alle polemiche: “Se non potrò restare Segretario, mi dimetterò. Ho già deciso”. Ma vuol dire anche crisi di governo?

Dopo il caso battuta di caccia al cinghiale e il concorso da guardia caccia vinto, il Segretario al Turismo rompe il silenzio. E forse apre una crisi di governo

Dopo settimane di polemiche roventi, tra articoli, post sui social e interrogazioni politiche, Federico Pedini Amati, Segretario di Stato al Turismo, è intervenuto pubblicamente con un messaggio chiaro e diretto sulla sua pagina Facebook.

Al centro del caso: la sua partecipazione a una battuta di caccia al cinghiale – oggetto di forti critiche da parte dell’opposizione – e, soprattutto, la sua recente vittoria in un concorso pubblico come guardia caccia, ruolo che potrebbe risultare incompatibile con la carica attualmente ricoperta.

Nel suo post, Pedini scrive:

“Rispondo a tutti i curiosi che se non è previsto che possa rimanere Segretario, mi dimetterò e inizierò subito il mio lavoro. Così ho deciso.”

Una presa di posizione netta, che non lascia spazio a interpretazioni. Ma la vera scossa politica è un’altra: questa dichiarazione potrebbe aver innescato la crisi di governo.

Secondo indiscrezioni, infatti, la possibilità che Pedini lasci l’incarico – o venga spinto a farlo – rischia di far saltare i già precari equilibri dell’attuale maggioranza. La sua uscita potrebbe innescare un effetto domino, con altri Segretari pronti a seguire o a rimettere in discussione la tenuta dell’esecutivo.

Il gesto di Pedini, che potrebbe sembrare un atto di coerenza personale, ha in realtà il peso di una decisione politica dirompente, capace di aprire scenari fino a ieri solo ipotizzati.

Ora si attende la risposta del Congresso di Stato e del Consiglio Grande e Generale. Ma intanto, la sua frase pubblica ha acceso un nuovo livello di scontro, che rischia di trasformare una questione personale in un terremoto istituzionale.