Pedofilia, nel biennio 2020-21 segnalate 89 vittime

    Il primo Report sulla rete territoriale di Servizi diocesani e interdiocesani per la Tutela dei minori e delle persone vulnerabili della Cei segnala che nel biennio 2020-2021 il totale dei contatti registrati da 30 Centri di ascolto è stato pari a 86, di cui 38 contatti nel 2020 e 48 nel 2021″. I casi segnalati, “anche per fatti riferiti al passato, riguardano 89 persone, di cui 61 nella fascia di età 10-18 anni, 16 over 18 anni (adulto vulnerabile) e 12 under 10 anni”.  

    “Circa la tipologia dei casi segnalati, è emersa la prevalenza di ‘comportamenti e linguaggi inappropriati’ (24), seguiti da ‘toccamenti’ (21); ‘molestie sessuali’ (13); ‘rapporti sessuali’ (9); ‘esibizione di pornografia’ (4); ‘adescamento online’ (3); ‘atti di esibizionismo’ (2)”, spiega il Report.  Le segnalazioni “fanno riferimento a casi recenti e/o attuali (52,8%) e a casi del passato (47,2%)”. “Il contesto nel quale i presunti reati sono avvenuti è quasi esclusivamente un luogo fisico (94,4%), in prevalenza in ambito parrocchiale (33,3%) o nella sede di un movimento o di una associazione (21,4%) o in una casa di formazione o seminario (11,9%)”, si sottolinea.

   “Il genere delle persone che hanno contattato il Centro rivela una maggiore rappresentazione delle donne (54,7%)”, viene specificato. I contatti “sono avvenuti principalmente via telefono (55,2%) o, in misura inferiore, tramite corrispondenza online (28,1%)”. “Il motivo del contatto è rappresentato dalla volontà di segnalare il fatto all’Autorità ecclesiastica (53,1%), dalla richiesta di informazioni (20,8%), o da una consulenza specialistica (15,6%)”, sottolinea il Report.

    Secondo il rapporto “il profilo dei 68 presunti autori di reato evidenzia soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni all’epoca dei fatti, in oltre la metà dei casi. Il ruolo ecclesiale ricoperto al momento dei fatti è quello di chierici (30), a seguire di laici (23), infine di religiosi (15). Tra i laici emergono i ruoli di insegnante di religione; sagrestano; animatore di oratorio o grest; catechista; responsabile di associazione”.

   La rilevazione puntualizza inoltre che “il responsabile del Centro, in oltre due terzi dei casi, è un laico o una laica (77,8%). Meno frequente è la scelta di un sacerdote (15,5%), oppure un religioso o una religiosa (6,7%). Tra i laici prevalgono nettamente le donne, che quindi rappresentano i due terzi dei responsabili”. Inoltre, “nella maggior parte dei casi (83,3%), i Centri di ascolto sono supportati da una équipe di esperti”. La sede del Centro di ascolto, infine, “differisce dalla sede della Curia diocesana nel 74,4% dei casi”.

   A seguito della trasmissione della segnalazione all’Autorità ecclesiastica da parte dei Centri di ascolto, “tra le azioni poste in essere sono risultati prevalenti i ‘provvedimenti disciplinari’, seguiti da ‘indagine previa’ e ‘trasmissione al Dicastero per la Dottrina della Fede’”. Tra le azioni di accompagnamento delle presunte vittime, “i Centri forniscono informazioni e aggiornamenti sull’iter della pratica (43,9%), organizzano incontri con l’Ordinario (24,6%), offrono un percorso di sostegno psicoterapeutico (14,0%) e di accompagnamento spirituale (12,3%)”. Ai presunti autori degli abusi, riferisce ancora il Report, “vengono proposti percorsi di riparazione, responsabilizzazione e conversione, compresi l’inserimento in ‘comunità di accoglienza specializzata’ (un terzo dei casi rilevati) e percorsi di ‘accompagnamento psicoterapeutico’ (circa un quarto dei casi)”. 


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