Pensionati grande fuga all’estero. E’ l’Europa la meta più gettonata

Bandiera-EuropaIN FUGA dall’Italia per godersi la pensione. Con un costo che sta diventando troppo alto per il nostro Paese sottraendo risorse per l’assistenza a chi vive qui. A lanciare l’allarme è stato ieri il presidente dell’Inps, Tito Boeri, alla presentazione del rapporto
World wide Inps sulle pensioni all’estero. Ogni anno, infatti, aumenta il numero di anziani italiani che emigrano: solo nel 2014 sono stati 5.345, il 65% in più dell’anno precedente ma dal 2010 il numero è più che raddoppiato (+109%) arrivando a 16.420. E se il calcolo parte dal 2003, si sale a 36.578.
Complessivamente l’Inps eroga oltre 400mila trattamenti a pensionati che vivono in più di 150 Paesi anche se sette su dieci sono rimasti in Europa spendendo per queste pensioni (il 61% di vecchiaia o anzianità, il 4% di invalidità e il 35% erogate ai superstiti) circa 1,2 miliardi, 1,067 dei quali pagati direttamente all’estero a 383mila pensionati.
E oltre 200 milioni, avverte Boeri, riguardano integrazioni al minimo e maggiorazioni sociali.
Sostenere il costo di prestazioni assistenziali a chi vive fuori dall’Italia (e in molti casi ha un trattamento fiscale agevolato, erodendo quindi la nostra base imponibile, e in più non contribuisce ai nostri consumi) «è un principio abbastanza strano, che altri Paesi non fanno. Ed è paradossale perché in Italia non ci sono strumenti contro la povertà e una rete di base proprio perché si dice non ci siano le risorse».
Per mettere uno stop alla fuga dei pensionati e magari invertire la tendenza (dal 2003 ne sono rientrati solo 24.857) per Boeri si dovrebbe riflettere sulla possibilità di non pagare ai residenti all’estero la parte non contributiva della pensione e utilizzare queste risorse per creare un fondo per investire sulle politiche di integrazione degli immigrati tenendo anche conto che gli stranieri che lavorano in Italia versano contributi annui tra i 7 e gli 8 miliardi e il 21% (quasi 200mila) nati prima del 1949 ha versato oltre 3 miliardi senza ricevere alcuna prestazione.
A spingere verso la fuga c’è al primo posto, spiega Alessandro Castagna, casa e famiglia a Minorca, fondatore di Voglioviverecosi.com, portale dedicato all’esodo degli italiani, il motivo economico. Perché in Italia con mille euro si fa fatica a tirare fino alla fine del mese. Ma c’è anche l’aspetto della sicurezza a cui aggiungere le cure sanitarie «che costano sempre di più mentre in molti Paesi basta una polizza di 100 euro per avere servizi privati di alto livello».

E COSÌ, se l’Europa, come conferma anche l’Inps, resta la meta preferita (con in testa Germania, Francia, Svizzera, Gran Bretagna e Spagna con le gettonate mete delle Baleari, delle Canarie e dell’Andalusia e Paesi emergenti come Polonia, Romania, Slovenia e Bulgaria) si registrano crescite significative in Africa (con in testa Malindi) e Asia. E se il Nord Africa è meno gettonato per il fattore Isis e il Brasile per il carovita, vanno forte Panama, Thailandia e Costa Rica.
Ma in fondo tutti i Paesi dove, chiosa Castagna, esistono forti sconti sulle tasse. Così, da Panama alla Tunisia, dall’Ecuador a Santo Domingo, da Cipro a Malta, una pensione che in Italia si ferma a 800-1000 euro può anche raddoppiare.