Steven Raul James, 27 anni, cittadino sammarinese, figlio di una sammarinese e di un cittadino indiano è il protagonista di una vicenda inquietante che ha scosso sia San Marino sia l’Italia.
Nel 2021, durante un Football Camp a Carpegna (in provincia di Pesaro-Urbino), dove prestava servizio come animatore, James ha compiuto atti di violenza sessuale aggravata e continuata ai danni di quattro bambini di appena 10 e 11 anni . La giustizia italiana lo ha riconosciuto colpevole: dopo un primo grado con pena a 5 anni e 8 mesi (ridotta in appello per le attenuanti generiche), la sentenza definitiva è arrivata nel 2024, condannandolo a 4 anni e 4 mesi di reclusione .
Molti mesi dopo, il 24 aprile 2025 la Procura di Urbino ha emesso l’ordine di carcerazione, trasmettendo a giugno una richiesta di estradizione a San Marino.
Eppure, incredibilmente, Steven James è rimasto a piede libero per mesi, fino a quando, il 23 agosto 2025, la Squadra Mobile di Rimini non lo ha individuato e arrestato a Riccione, tradito da alcuni post sui social che ne segnalavano la presenza oltre confine.
Era andato tranquillamente a vedere una partita di calcio giovanile, ironia macabra per un pedofilo condannato.
Ora si trova rinchiuso nel carcere riminese dei “Casetti” , in esecuzione della pena definitiva.
La condanna italiana non si è limitata alla detenzione. Data la gravità dei fatti, le autorità hanno disposto per James una serie di misure volte a proteggere i minori da ogni futuro contatto con lui: interdizione perpetua da qualsiasi incarico in scuole o istituti frequentati da minori, divieto di avvicinarsi a luoghi frequentati da bambini, divieto di svolgere lavori che comportino contatto con minori e obbligo di informare la Polizia riguardo a spostamenti e residenza .
In altre parole, lo si è bandito a vita da ogni ambiente con minori, riconoscendo implicitamente che soggetti di questo tipo rappresentano un pericolo permanente. Una tutela sacrosanta sulla carta, che però stride drammaticamente con quanto accaduto sul Titano negli ultimi anni.
La domanda che riecheggia in queste ore è semplice e agghiacciante:
com’è possibile che, nonostante la condanna per pedofilia, Steven Raul James abbia continuato a lavorare a contatto con bambini e adolescenti a San Marino fino al giorno del suo arresto? Che peraltro non è nemmeno avvenuto a San Marino, nonostante la richiesta di rogatoria.
Eppure è proprio ciò che è successo.
Secondo le ricostruzioni emerse, James negli ultimi mesi ha ricoperto diversi ruoli in territorio sammarinese, come personale non docente, allenatore o volontario, che lo hanno portato a diretto contatto con minorenni.
In barba alle restrizioni imposte dalla sentenza, il condannato ha potuto frequentare scuole, impianti sportivi e centri educativi del Titano come se nulla fosse.
La Maggioranza consiliare stessa, in una nota ufficiale, lo definisce un fatto “particolarmente grave” proprio perché, “nonostante la sentenza e le restrizioni imposte, pare che il condannato negli ultimi mesi abbia potuto svolgere diversi ruoli qui a San Marino […] a diretto contatto con bambini e adolescenti” .
Stiamo parlando di un individuo che, dopo aver abusato di bambini in un campo estivo, è stato visto allenare ragazzini sui campi sportivi e lavorare nelle scuole sammarinesi. Non è una diceria da social network: la stessa interpellanza presentata in Consiglio Grande e Generale da Repubblica Futura elenca come fatto ormai assodato che “nonostante il processo e la successiva condanna, il soggetto arrestato abbia continuato a svolgere attività lavorativa presso diversi istituti scolastici sammarinesi” . Si parla di “diversi plessi scolastici”: non un caso isolato, ma più scuole, più contesti educativi in cui James ha avuto accesso. È la realtà nuda e cruda che sta generando “grandissimo clamore” e indignazione nell’opinione pubblica sammarinese .
Quel che inquieta ancor di più è che James avrebbe persino operato come educatore in ambito privato religioso. L’Unione Donne Sammarinesi (UDS) riferisce sconcertata che “pare che il giovane in questi anni abbia persino lavorato nelle scuole sammarinesi e sia addirittura stato ‘educatore’ in un centro estivo parrocchiale” .
Dunque non solo nel pubblico, ma anche nell’ambito di attività estive della Chiesa locale, a contatto con bambini e bambine, perfino dopo l’apertura del procedimento penale a suo carico.
Stiamo parlando di quattro anni (dal 2021 al 2025) in cui un pedofilo conclamato – sebbene in attesa di sentenza definitiva – ha continuato ad avere opportunità di stare con minori, probabilmente all’insaputa dei genitori e magari dei dirigenti scolastici o responsabili sportivi, che non erano stati informati di chi avessero di fronte. Un incubo a occhi aperti, una falla clamorosa nel sistema di controlli e di comunicazione tra istituzioni, che si è concretizzato nella peggior delle beffe: mentre l’Italia metteva nero su bianco il divieto a vita per James di avvicinarsi ai minori , San Marino – per ignoranza o negligenza – gli consentiva di continuare a girare tra scuole e campi sportivi.
Di fronte allo scandalo ormai palese, le istituzioni sammarinesi hanno reagito con toni di ferma condanna – sebbene tardiva – e promesse di correzioni. Il Congresso di Stato, in una nota diffusa il 27 agosto, ha espresso “massima vicinanza alle vittime” definendo “atroci” i crimini commessi da James a Carpegna .
Il Governo ha ammesso che qualcosa non ha funzionato e ha annunciato l’avvio di una ricognizione amministrativa per accertare eventuali responsabilità, a qualsiasi livello, all’interno della vicenda .
Tradotto: verificare chi, in territorio, avrebbe dovuto sapere e agire, e non lo ha fatto.
Contestualmente si promette un “focus su nuove procedure per l’acquisizione celere di informazioni da parte delle autorità giudiziarie straniere”, riconoscendo che oggi le informazioni su provvedimenti penali emessi fuori San Marino non arrivano in modo immediato .
Insomma, Palazzo Pubblico ammette implicitamente di essere stato colto di sorpresa da una sentenza italiana di cui avrebbe dovuto essere a conoscenza per tempo, e corre ai ripari parlando di rafforzare gli scambi informativi con l’estero.
Nel comunicato di Governo c’è anche un tentativo di minimizzare l’accaduto sul territorio: si sottolinea che James “aveva operato solo nelle cucine; e senza alcuna interazione con i bambini, come confermato dalla Direzione Nidi” .
Scopriremo poi che questa affermazione, per quanto possa suonare rassicurante, è solo una parte della storia (visto il ruolo extra-scolastico da educatore parrocchiale) e non elimina lo sconcerto: un pedofilo in cucina all’asilo nido resta qualcosa di inconcepibile, a prescindere dal fatto che non servisse personalmente la pappa ai bimbi. Il Congresso di Stato, inoltre, ha rivelato di aver trovato negli atti un’autocertificazione mendace presentata dallo stesso Steven Raoul James, nella quale dichiarava di non avere condanne né carichi pendenti: per questo è stata presentata formale denuncia a suo carico per false dichiarazioni .
Questa è un’ammissione importante: significa che per essere assunto o collaborare con enti pubblici, ha dovuto autocertificare la propria fedina penale, e lo ha fatto mentendo.
Possibile che nessuno abbia verificato? Evidentemente sì, ed è su questa catena di omissioni che ora l’Esecutivo vuole far luce.
Anche la Maggioranza consiliare ha preso posizione in modo ufficiale e unitario. In un comunicato dal titolo eloquente – “Falla di sistema da colmare. Scuole e impianti sportivi devono essere luoghi sicuri” – i partiti di maggioranza esprimono “profonda indignazione” per la vicenda . La nota sottolinea il cuore del problema: “Ciò che rende questo fatto particolarmente grave è che, nonostante la sentenza e le restrizioni imposte, pare che il condannato […] abbia potuto svolgere diversi ruoli qui a San Marino […] che lo hanno messo a diretto contatto con bambini e adolescenti” . È un’ammissione istituzionale chiara: James non doveva trovarsi dove si trovava, eppure c’è stato. La maggioranza ricorda che non è la prima volta che la comunità è scossa da fatti di violenza su minori “in contesti sportivi e istituzionali” avvenuti nei mesi scorsi – riferimento implicito ad altri scandali di cui diremo dopo – e che proprio per questo il Consiglio Grande e Generale aveva già varato importanti leggi per tutelare i minori nello sport e contro la violenza domestica e di genere . Ma, ammettono anche i partiti di governo, “le leggi servono solo se lo Stato nel suo insieme è capace di far rispettare le sentenze e garantire protezione concreta” . E qui lo Stato, oggettivamente, ha fallito.
Il comunicato della maggioranza individua come aspetto più grave i tempi della vicenda: tra la condanna di primo grado e la sentenza definitiva possono passare anni, durante i quali – se non interviene qualche misura cautelare – un condannato (ancorché non definitivo) può continuare a fare danni.
Questo vuoto normativo e procedurale, dicono, va colmato al più presto, perché rappresenta “un’inaccettabile falla di sistema” .
Parole pesanti, che fotografano esattamente quanto accaduto:
il sistema ha fatto acqua lasciando un pedofilo in mezzo ai bambini.
La maggioranza chiede dunque al Governo di adoperarsi con urgenza affinché “situazioni come questa non si ripetano più”, e parallelamente di avviare tutte le verifiche necessarie per individuare eventuali mancanze o responsabilità individuali di chi avrebbe dovuto vigilare . C’è anche un messaggio di solidarietà: “La nostra vicinanza va a tutte le vittime di simili reati”, scrivono i capigruppo, ribadendo che “scuole, impianti sportivi e centri educativi devono essere luoghi sicuri. Sempre” .
Infine, una frase che suona come un monito solenne: “Lo Stato deve dare la certezza che chi è più esposto venga protetto senza esitazioni” .
Senza esitazioni, appunto, esattamente l’opposto di quanto (non) avvenuto nel caso James.
FINE PRIMA PARTE