L’attività politica si trova sempre più intrecciata alle vicende che riguardano la maxi inchiesta sul “conto Mazzini” che sta scoperchiando importanti aspetti della vita politica sammarinese a cavallo tra la fine degli anni ’90 e il primo decennio degli anni 2000.
A fornire nuova linfa ai giudici quanto si sta recuperando dalle perquisizioni eseguite, tramite rogatoria, in Italia.
Da quanto si apprende infatti, stanno per approdare ai Tavolucci alcuni accordi preelettorali relativi a passate elezioni sottoscritti tra alcuni degli indagati principali e non solo, dell’inchiesta sul “conto Mazzini”.
Si tratterebbe, ma il condizionale resta d’obbligo in questa fase, di accordi e intese che sarebbero dovute essere rispettate una volta ottenuta la vittoria alle elezioni.
Accordi su più fronti, e che avrebbero riguardato ambiti come le Te-lecomunicazioni, ma anche i Giochi o le infrastruttura da realizzare. Non solo, sembra proprio che ci fossero anche aspetti riguardanti incarichi nella Pa o spostamenti di dirigenti o funzionari.
Un quadro che, se confermato, avvalorerebbe ulteriormente la tesi sostenuta dai magistrati inquirenti, di una associazione a delinquere che puntava a condizionare i soggetti operanti nel mondo istituzionale e imprenditoriale orientandone l’attività in senso favorevole, ma anche a condizionare il libero esercizio del diritto di voto, a collocare in posizioni strategiche persone ritenute vicine all’associazione e comunque portatori di interessi illeciti di parte. “Interessi di parte” ovviamente, che anteponevano a quello dello Stato per conseguire per sé o per altri, vantaggi ingiusti attraverso provvedimenti normativi e amministrativi favorevoli.
Secondo i giudici, infatti, i componenti della supposta associazione criminale, si proponevano di condizionare il funzionamento di organi costituzionali, di apparati della pubblica amministrazione e il risultato delle competizioni elettorali attraverso una fitta rete di conoscenze nei settori delle istituzioni, della politica e dell’economia.
Inoltre, tale associazione sarebbe stata in grado di mantenere ed espandere il proprio potere, influenzando la vita politica ed economica del paese a vantaggio del gruppo e a discapito della collettività, attraverso il rilascio di autorizzazioni, concessioni o licenze e la sovrapposizione di ragioni di parte rispetto all’interesse pubblico nella nomina di funzionari e diplomatici.
L’azione quindi dei magistrati potrebbe anche riscrivere o inquadrare sotto una diversa luce, scelte e nomine che hanno caratterizzato l’agire politico non solo degli indagati.
Il materiale reperito durante le perquisizioni in Italia deve ancora terminare di essere consegnato al tribunale sammarinese dal quale sarà poi vagliato nell’ambito di quella che è già stata ribattezzata la “Tangentopoli sammarinese”. (…)
Franco Cavalli, San Marino Oggi