OMICIDIO O SUICIDIO. Gli inquirenti non escludono nessuna pista. La morte di Oscar Leandri resta ancora avvolta nel mistero. C’è un buco di 40 ore tra l’allontanamento da casa e il ritrovamento del suo corpo. Quaranta ore in cui può essere accaduto di tutto. Non si conosce neanche l’ora del decesso del 54enne operaio. L’anatomo patologo, durante la prima ispezione cadaverica, non è riuscito a deteriminarla. Le temperature rigide non hanno agevolato il lavoro degli inquirenti. Il sacchetto di plastica che copriva la testa dell’uomo era di quelli per la spesa ed era integro. Nessuno strappo che potesse evidenziare un’ipotetica colluttazione. Anche il cadavere non presentava, da un primo esame, nessun segno di violenza. Leandri sembra essere deceduto per asfissia, ma determinante sarà l’esito dell’autopsia. Ieri gli inquirenti hanno subito sequestrato l’auto con la quale l’operaio-speleologo aveva raggiunto Perticara e il suo cellulare che è stato decisivo per il ritrovamento del cadavere perchè ancora attivo. I carabinieri, che stanno conducendo le indagini, vogliono scoprire se l’uomo abbia ricevuto o fatto telefonate e se avesse appuntamento con qualcuno. Ieri sono stati sentiti parenti ed amici per scandagliare la vita della vittima. L’uomo era incensurato e, dalle prime indiscrezioni, non avrebbe avuto particolari problemi familiari e neanche di natura economica. Non aveva subito minacce e non aveva presentato nessuna denuncia. Insomma, una vita come tante quella di Leandri che aveva come unica, grande passione la speleologia. Proprio un anno e mezzo fa con la Federazione regionale aveva partecipato ad un progetto su Perticara sui rilievi delle cavità naturali e artificiali della Romagna orientale. Ma a Perticara, invece, ha trovato la morte. Una morte avvolta nel mistero.
Resto del Carlino