“Fra poco rischiamo di ritrovarci i cinghiali a tavola, a mangiare il nostro pane. Anzi, il grano se lo stanno già mangiando”. Cia (Confederazione italiana agricoltori), Copagri (Confederazione produttori agricoli di Pesaro) e Confagricoltura di Pesaro e Urbino presentano il conto della devastazione provocata dai cinghiali in questi mesi nelle campagne della provincia di Pesaro e Urbino.
“Il bilancio è gravissimo e i danni riguardano molte colture, compreso il grano, il cui seminativo è stato in più casi distrutto dai cinghiali”, dicono Gianfranco Santi, presidente della Cia, Claudio Nasoni, presidente della Copagri e Denis Bernabucci, direttore di Confagricoltura, che snocciolano le cifre: “I cinghiali, anche a causa delle abbondanti nevicate, sono scesi in bassa quota abitando di fatto i nostri campi e provocando danni al raccolto e alla recinzione per centinaia di migliaia di euro. Denaro che nessuno riesce a restituire agli agricoltori, i quali lamentano danni per centinaia di migliaia di euro. Molti rinunciano a chiedere danni per non incorrere nelle spese della perizia giurata che prevede anche l’intervento di un tecnico abilitato”.
Le associazioni di categoria chiedono una politica seria delle istituzioni e il loro intervento: “La domanda che ci poniamo è: ma davvero c’è la volontà di risolvere in modo efficace il problema dei cinghiali che da troppo tempo affligge gli agricoltori? Crediamo che sia arrivato il momento per fare ciò perché questa emergenza non è più rimandabile. Serve una politica seria, serve un piano preciso per difendere chi coltiva la terra dalla devastazione provocata da questi animali. L’impressione è che né la Provincia, né la Regione siano riuscite fino ad ora a darci risposte certe, né in termini di aiuti, tantomeno di leggi o di strategie per arginare un fenomeno ormai incontrollabile: i cinghiali sono diffusi ovunque, ben al di fuori delle oasi o delle aree protette e non c’è una legge che tuteli gli agricoltori ormai esasperati. La presenza dei cinghiali acuisce una crisi già di per sé durissima”.
La proposta, per le tre associazioni, è di “eradicare questo animale dalle aree pianeggianti, sfatando il mito che il cinghiale fa parte dell’ecosistema: questo che infesta le nostre campagne infatti è un incrocio con il maiale, una sorta di ibrido non certo selvatico, che va ricondotto in aree delimitate perché altrimenti le nostre aziende chiudono per davvero”.
Fonte: Confagricoltura di Pesaro Urbino.
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