LÌ PER LÌ in banca nessuno ci fece caso. Era il marzo 2011. Improvvisamente, alcuni componenti del cda di Banca Marche presero una decisione: vendere azioni e obbligazioni subordinate smobilitando pure i soldi nei conti correnti. Senza spiegazioni.
Lo rivela un funzionario, sotto anonimato:
Cosa ricorda?
«Alcuni consiglieri hanno dato l’ordine all’ufficio titoli di vendere le loro azioni. Ed è stato fatto a tambur battente».
E la cifra smobilitata?
«Un milione di euro»
Di sole azioni?
«No, era un ricco portafogli tra obbligazioni, azioni, altri investimenti, persino conti correnti».
Un caso sporadico?
«No, un altro consigliere del cda con la scusa di donare al figlio i suoi risparmi ha fatto pulizia di azioni incassando 150mila euro, intestando l’assegno al figlio il quale, nel giro di pochi giorni, ha tolto pure il conto da Banca Marche trasferendolo in un altro istituto».
Altri esempi di fuga?
«Ne ricordo un altro. Sempre in quel mese di marzo 2011, un consigliere della fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro (che deteneva oltre il 21 per cento della banca ndr), intendeva comprare 50mila euro di azioni di Bm».
Quindi, ha acquistato o è fuggito?
«Ha dato l’ordine di acquisto nel pomeriggio. Ma la mattina dopo, alle 7.30, quel consigliere chiama il funzionario dell’ufficio titoli di annullare l’ordine di acquisto perché ‘un amico, nella notte, gli aveva detto di fuggire via da quei titoli’».
Come l’avete interpretato in banca?
«C’è chi ha cominciato a preoccuparsi, dicendo che erano sirene d’allarme ma nessuno ci ha creduto».
Non si sentiva puzza di bruciato?
«La banca aveva i conti in ordine, o almeno noi eravamo convinti di questo, staccava cedole, le fondazioni erano contente, ricevevano utili».
I dipendenti come si comportavano, fuggivano o compravano azioni?
«Tutti compravamo azioni, anche per orgoglio di appartenenza. Io ci ho messo 40mila euro».
E chi andava in pensione?
«Metà liquidazione o tutta la trasformavano in obbligazioni o azioni. Era la prassi».
Quanti sono gli obbligazionisti in provincia di Pesaro e Urbino rimasti col portafogli vuoto?
«Sono circa 300, per un valore di 24 milioni sulla piazza di Pesaro e 7 milioni a Urbino per una media di circa 100 mila euro a testa».
Perché ce l’ha anche con loro?
«Se un medico viene chiamato a curare un paziente che ha la febbre ma per curarlo gli taglia le gambe, mi faccio delle domande sulla qualità del medico».
Lei sa come hanno cercato di raddrizzare la banca?
«No, ma so che si sono attorniati di gente loro, consulenti arrivati da Ferrara, amici, colleghi in pensione, pagati profumatamente. Una decina di persone che hanno cacciato i vecchi per fare cosa? Spero che lo accerti la procura».
Quanto sono costati?
«Nessuno lo sa, perché deve rimanere segreto per legge. È assurdo».
Il governo parla di ristoro umanitario.
«Non siamo pezzenti e non abbiamo bisogno di aiuti umanitari. Ma rivogliamo quello che è nostro, compresa la dignità di dipendenti di banca Marche».
Resto del Carlino