Sembrava destinato all’abbattimento dopo aver aggredito a morte la sua padrona, ma oggi Tigre, un pastore dell’Asia Centrale di nove anni, vive una seconda vita. L’episodio, avvenuto il 1 marzo 2024 nella frazione di Ca’ Nova a Mercatino Conca, aveva scosso l’intera comunità. La vittima, Gianna Canova, era morta per shock emorragico nel giardino della sua abitazione, a seguito dell’attacco del suo stesso cane.
All’epoca molti avevano invocato l’abbattimento immediato dell’animale. Tigre era già noto per un precedente episodio in cui aveva morso un giardiniere entrato nella proprietà in assenza dei proprietari. Tuttavia, le autorità decisero di sospendere la misura estrema e di avviare una valutazione comportamentale. Il cane fu così trasferito al canile comprensoriale di Ca’ Lucio, a Urbino, sotto la gestione dell’associazione Cane Orgoglioso Odv, dove trascorse un lungo periodo di osservazione.
Nei primi mesi, Tigre visse in condizioni restrittive, senza possibilità di sgambature, per garantire la sicurezza del personale. Poi, la svolta. L’associazione si affidò all’esperto cinofilo Ezio Maria Romano e all’educatore per cani antilupo Vincenzo Pati, che iniziarono un percorso di riabilitazione durato oltre un anno.
Intervistati da Il Resto del Carlino, i due professionisti hanno raccontato che Tigre ha compiuto “un percorso di cinofilia naturale, ripercorrendo tutti gli stadi che gli erano mancati e riscoprendo la fiducia nell’uomo”. Romano e Pati hanno spiegato che oggi “Tigre è un cane equilibrato, affettuoso e gestibile”, sottolineando come “non esistano animali cattivi, ma solo condizioni sbagliate”.
Anche Francesca Fiorani, responsabile del Canile Comprensoriale di Urbino e membro di Cane Orgoglioso Odv, ha definito la vicenda “un caso emblematico”, spiegando a Il Resto del Carlino che “nella maggior parte dei casi i cani coinvolti in fatti del genere restano rinchiusi fino alla morte, ma con Tigre abbiamo dimostrato che il recupero è possibile”. Fiorani ha aggiunto che “il merito va agli esperti che hanno saputo lavorare con sensibilità e competenza, restituendo a questo animale la possibilità di una vita dignitosa e sicura”.
Oggi Tigre vive con la famiglia di Vincenzo Pati, in Salento, affidato a un educatore esperto capace di gestirlo con equilibrio e dedizione. Un destino completamente diverso da quello che sembrava scritto dopo la tragedia di Mercatino Conca: da “cane pericoloso” a simbolo del recupero possibile.











