L’economia pesarese guarda con crescente preoccupazione agli Stati Uniti. La nuova impennata dei dazi doganali al 30% annunciata dall’amministrazione Trump rischia di assestare un colpo durissimo all’intero sistema produttivo della provincia di Pesaro e Urbino, seconda in Regione per volume di esportazioni verso il mercato americano. A lanciare l’allarme è la CNA locale, che definisce lo scenario come “una catastrofe annunciata” per centinaia di piccole e micro imprese che fondano la propria competitività sull’export.
Pesaro seconda solo ad Ascoli nell’export verso gli USA
I dati elaborati dal Centro Studi CNA Marche, sulla base delle statistiche Istat, fotografano una situazione già in evidente sofferenza: nel 2024 le aziende della provincia hanno esportato negli Stati Uniti merci per oltre 376 milioni di euro. Una cifra inferiore rispetto al picco del 2022 (430 milioni), con flessioni preoccupanti in alcuni comparti strategici. Eppure, Pesaro e Urbino restano un pilastro dell’export regionale, con il 27,7% delle vendite verso gli USA, dietro solo ad Ascoli (33,3%) e davanti ad Ancona (21,1%).
Meccanica e mobili in caduta, sorpresa il settore alimentare
Il settore della meccanica, che nel 2022 esportava beni per 81 milioni di euro, è crollato a 58 milioni nel 2024. Simile destino per l’industria del mobile, che nello stesso periodo è scesa da 81 a 76 milioni. Sorprende il primato – seppur in calo – del comparto armiero, primo per volume di export con 96 milioni, in flessione rispetto ai 130 milioni del 2022, nonostante una domanda di mercato in crescita.
In controtendenza, seppur in termini assoluti limitati, le esportazioni alimentari che sono salite da poco più di un milione nel 2022 a oltre 4,3 milioni nel 2024. Drammatica, invece, la performance del vino, crollato da 4,5 milioni a soli 362mila euro.
CNA: “Micro e piccole imprese sotto scacco”
Per la CNA di Pesaro e Urbino, i nuovi dazi rappresentano una minaccia esistenziale. Il presidente Michele Matteucci sottolinea che per molte micro e piccole imprese della provincia, l’export verso gli Stati Uniti rappresenta quasi un sesto del fatturato totale. E non si tratta solo di vendite dirette: l’export indiretto, cioè quello legato alla fornitura di beni e servizi a imprese che esportano, è altrettanto vitale, soprattutto in un contesto aggravato dalla debolezza del dollaro.
Appello all’Europa e al Governo italiano
La CNA lancia un doppio appello: da un lato, all’Unione Europea affinché si presenti compatta al tavolo negoziale con Washington per difendere la stabilità degli scambi commerciali; dall’altro, al Governo italiano, per riattivare con urgenza il confronto con le parti produttive e avviare interventi immediati su sburocratizzazione, semplificazioni e, soprattutto, sul costo dell’energia, ritenuto ormai insostenibile per le imprese.
Antonio Bianchini, segretario dell’associazione, mette in guardia contro l’inerzia politica: le imprese, dice, sono già in grande difficoltà a causa dell’attesa che ha accompagnato l’insediamento del nuovo presidente USA e dell’incertezza attuale sulle misure commerciali definitive. In questo contesto, per le aziende è impossibile pianificare, investire o anche solo garantire continuità occupazionale. E navigare a vista – conclude – è quanto di peggio possa capitare a chi ogni mese deve garantire un reddito per sé e per i propri dipendenti.