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  • Pesaro. Parto flash. Il bimbo nasce nell’auto

    E’ nato in auto alle 7 di sabato, sulla circonvallazione di Casinina, mentre il padre – un piede sull’acceleratore e un orecchio al vivavoce – spiegava agli operatori del 118 che la compagna aveva le doglie e sembrava lì lì per… Ma non ha neanche avuto il tempo di finire la frase Lorenzo Venturi, 32 anni, di Piandimeleto, che il suo piccolo Andrea, 3 chili e 450 grammi, giaceva sui sedili della Renault Capture di papà. «Mentre guidavo ho sentito un piccolo vagito. Mi sono girato ed era lì… credevo di essere un un film».

    La giornata era cominciata con un risveglio concitato, alle 5 del mattino: «Per me era stata una settimana particolare – racconta Lorenzo, che lavora alla Moretti Compact –: avevo fatto i turni tutti i giorni, svegliandomi sempre prestissimo. Così la sera sono crollato. La mia compagna di notte ha cominciato a stare male, alle 5 mi ha svegliato e siamo partiti. Abbiamo lasciato dai nonni l’altro figlio, Nicolò, di 2 anni, e ci siamo messi in auto. Le acque si erano rotte, non abbiamo perso tempo». La mamma, Ilenia Ferrarini, 39 anni, si è seduta davanti, accanto al compagno, lo schienale leggermente abbassato. Mentre lui caricava la valigia nel bagagliaio. «Arrivati a Mercatale ho chiamato il 118 – racconta Lorenzo –: si vedeva già la testa… gli operatori mi hanno detto che un’ambulanza sarebbe arrivata subito, io ho continuato a guidare verso l’ospedale di Urbino… non capivo più niente, non sapevo se era meglio accelerare o accostare. Finché non ho sentito quell’urletto. E Andrea era già lì accanto a me».

    Al giovane padre non è restato altro da fare se non avvisare l’operatore del 118, che nel frattempo aveva assistito in diretta alla scena. «Mi hanno detto di accostare, che a questo punto non c’era più bisogno di correre: ma di verificare che il piccolo stesse bene, che respirasse…». E come in uno di quei medical drama in cui il chirurgo opera per strada coi ferri smontati dal cric, anche Lorenzo e Ilenia si sono dovuti cimentare in fantasiose tecniche di assistenza neonatale. «Ci hanno detto di prendere un laccetto delle scarpe per stringere il cordone ombelicale, io avevo cominciato a slacciarmi, poi però hanno detto che era meglio coprirlo e allora sono sceso, ho aperto la valigia della mia compagna nel portabagali e ho preso una sua vestaglia… L’abbiamo avvolto, cercato di capire se respirava e abbiamo aspettato. I dieci minuti più lunghi della nostra vita, parcheggiati a bordo strada sulla circonvallazione, tutt’intorno solo campi coltivati».

    Poi, il miraggio, l’arrivo dell’ambulanza: «Appena giunti all’ospedale di Urbino erano già tutti lì ad aspettarci – dice Lorenzo –: hanno preso Andrea, gli hanno tagliato il cordone ombelicale e l’hanno pesato. Sta benissimo, ha fatto solo un paio d’ore di incubatrice. Sta bene anche la mamma». E dire che per il primo figlio, Ilenia era stata costretta a ricorrere al parto indotto: alla scadenza del tempo, il piccolo Nicolò non ne voleva proprio sapere di nascere. Tutto un altro temperamento, evidentemente, rispetto al fratellino Andrea. Il Resto del Carlino