Era accusato di aver violentato per quindici anni la figlia minorenne. Il pm aveva chiesto 12 anni di carcere, il tribunale, dopo mezzora di camera di consiglio, l’ha assolto con formula piena perché il «fatto non sussiste». E’ la cronistoria di quello che è accaduto ieri pomeriggio in un’aula di tribunale di Pesaro dove è stata ripercorsa la storia di una ragazza, oggi 34enne, che raccontò alla procura di esser stata violentata per oltre un decennio dal padre, almeno fino al 2012. Il genitore, (oggi 68enne) avrebbe approfittato di lei una volta a settimana, con meticolosità, usando sempre lo stesso sistema: prima narcotizzandola nel letto per poi portarla in garage, sdraiarla su una vecchia rete, violentarla per poi riportarla nella notte in camera. Lei se ne accorgeva solo al mattino.
Con questa tesi, alimentata anche dal racconto della nuora dell’imputato che parlava di aver subìto molestie sessuali dal suocero fino al 2011, un pensionato vedovo è finito a processo avendo i figli tutti contro di lui. Solo che la ragazza, la principale accusatrice, non si è costituita parte civile mentre l’ha fatto il figlio per l’accusa di maltrattamenti e la nuora per quella di molestie.
Il Tribunale, dopo aver assolto l’imputato dalle accuse di natura sessuale, lo ha condannato ad un anno di reclusione per maltrattamenti nei confronti del figlio. Gli avrebbe dato sganassoni in seguito a delle bravate quando il ragazzo era minorenne. Concessi 5 mila euro di provvisionale. I difensori dell’imputato, avvocati Roberto Brunelli e Mauro Mengucci, hanno commentato: «Impugneremo anche l’anno di reclusione per maltrattamenti nei confronti del figlio. Ma siamo ovviamente soddisfatti di aver potuto dimostrare ai giudici come le accuse di violenza sessuale fossero frutto di una mente borderline, i cui tratti caratteristici erano già stati messi in evidenza dal consulente della stessa procura». Il Resto del Carlino