“Pestato dai compagni nel silenzio generale”

L’aggressione davanti al liceo di Firenze ha avuto ben altra eco. Eppure, l’agguato ai militanti di Azione Universitaria nel maggio scorso a Bologna è stato un episodio altrettanto se non più grave. Senza però suscitare gli stessi cori di indignazione. Ne parliamo con una delle vittime: Cavedagna, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale a Bologna.

Cosa è accaduto esattamente?

«Le telecamere hanno ripreso tutta la scena ed è facile capire cosa è accaduto. Uscivamo dalla Facoltà di lettere, e ci hanno attaccati alle spalle. Più di una ventina. È stato un attacco premeditato. In cinque abbiamo dovuto ricorrere alle cure sanitarie».

Un fatto prevedibile? Com’è il clima a Bologna?

«In alcune zone è difficile anche fare volantinaggio. Però una cosa del genere non ce la saremmo mai aspettata».

Avete ricevuto la solidarietà dell’Università?

«Sia dal rettore. Immediatamente. Pensi che era l’ultimo giorno delle elezioni universitarie».

I fatti sono di maggio. A settembre i magistrati hanno terminato gli accertamenti e per otto degli aggressori sono stati mandati gli avvisi di garanzia. Cosa ha pensato quando è rimbalzata su tutti i media la notizia degli incidenti davanti al liceo di Firenze?

«Gli episodi di violenza sono tutti da condannare. Però non c’è stata da parte dei media e della politica la stessa attenzione».

Non si è parlato a suo tempo della vostra aggressione?

«Soltanto nei giornali locali».

E della lettera della preside del Michelangiolo che pensa?

«Non sono d’accordo. Io non l’avrei scritta. Un conto è stigmatizzare la violenza, cosa condivisa da tutti, un conto è prestare il fianco a una strumentalizzazione politica Bene ha fatto, quindi, il ministro Valditara a prendere le distanze da quella lettera».

Sabato Firenze è scesa in piazza per manifestare contro i fatti del liceo Michelangiolo e per riaffermare il valore costituzionale dell’antifascismo.

«Non credo ci sia un pericolo fascismo, peraltro l’intolleranza è più spesso dimostrata nei nostri confronti. L’aggressione del maggio scorso a Bologna è solo un esempio».

Ne faccia un altro.

«Nel 2017 avevamo organizzato un convegno sulla Siria in università. I collettivi ce l’hanno impedito e la preside è stata costretta a chiudere la facoltà. Ma c’è di più: per i fatti di Firenze i leader della sinistra, Conte e Schlein, sono scesi in piazza contro un presunto squadrismo senza aspettare che i magistrati abbiano stabilito come siano andati i fatti. Per la nostra aggressione, invece, ci sono otto già otto indagati ma la sinistra a livello nazionale non ha condannato né organizzato manifestazioni a nostra difesa».


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