San Marino è ancora nel centro della tempesta e i contraccolpi dell’emergenza economica continuano a produrre pesanti effetti negativi. Sul fronte delle finanze statali, c’è la previsione di un debito pubblico che, a fine 2011, supererà i 300 milioni. Sul versante del mercato del lavoro, tutti gli indicatori confermano la profondità della crisi: nel 2010 le imprese che hanno chiuso sono state circa 400; nello stesso periodo sono stati persi 230 posti di lavoro, la metà solo nel comparto industriale, mentre la disoccupazione ha superato abbondantemente la soglia del 5%. (Dati: novembre 2010).
Allo stallo economico si somma la paralisi politico-diplomatica fra la Repubblica di San Marino e l’Italia. L’irrisolta questione della black-list ha prodotto infatti un danno di immagine e reputazionale enorme, che ha innescato uno stato di grave incertezza nel mondo imprenditoriale, bloccando qualsiasi progetto di sviluppo e strategie per nuovi investimenti. La strada maestra è quella della trasparenza, allineando la Repubblica agli standard internazionali e, senza ambiguità, attivare concretamente lo scambio automatico di informazioni per normalizzare i rapporti bilaterali.
Alla durezza della crisi il mondo del lavoro ha tuttavia reagito con forza, responsabilità e compattezza. Di fronte ad una Finanziaria che fa pagare il conto ai soli dipendenti e a una partita contrattuale che per la prima volta vede l’intero mondo del lavoro con il contratto scaduto, c’è stata una fortissima partecipazione alle assemblee zonali e allo sciopero generale del 14 dicembre. Migliaia di lavoratori e pensionati hanno infatti risposto al ciclo di appuntamenti assembleari e gremito la Piazza della Libertà dimostrando con questa grande partecipazione senso civico e voglia di contribuire all’uscita del Paese dalla morsa dell’isolamento e dalla recessione.
Il 2011 si preannuncia un anno cruciale per la Repubblica e il sindacato è pronto ad affrontare le sfide che lo attendono. In primo piano la Finanziaria che, insieme al tentativo di dividere il mondo del lavoro, crea iniquità e ingiustizie.
Di seguito i punti che la CSU vuole modificare.
· Addizionale straordinaria IGR del 15%: è inaccettabile l’applicazione di un prelievo che mette sullo stesso piano dipendenti e autonomi, dal momento che non c’è certezza e trasparenza negli accertamenti dei redditi e quindi esistono squilibri nel prelievo a svantaggio dei lavoratori dipendenti.
· Supertassa ai frontalieri: è una scelta fortemente discriminatoria perché, introducendo un prelievo fiscale in base alla provenienza anagrafica, non garantisce i principi di equità e di parità di trattamento salariale a chi lavora con lo stesso contratto. Si chiede il ritiro del provvedimento ritenendolo incostituzionale.
· Imposta straordinaria sui redditi da pensione: il provvedimento è improprio poiché il prelievo forzoso viene utilizzato per ripianare il bilancio dello Stato e non per riequilibrare i fondi pensionistici, come peraltro previsto dall’art. 12 della riforma previdenziale del 2005. Mentre nessun provvedimento è previsto per arginare il deficit di circa 13 milioni annui dei fondi pensionistici dei commerciati e degli artigiani.
· Tagli a indennità e pensioni dei pubblici dipendenti: le indennità sono parte integrante della retribuzione, pertanto una loro modifica è arbitraria perché è materia strettamente contrattuale. In merito alle pensioni a regime stato e a regime ISS con “calcolo stato”, siamo di fronte ad una ulteriore ingiustizia in quanto i pensionati pubblici rischiano di subire un doppio taglio alla pensione.
· Pensionamento forzato nella Pubblica Amministrazione: provvedimento ingiusto ed inutile. Ingiusto perché impone l’uscita dal mondo del lavoro dei dipendenti pubblici che raggiungono 62 anni nel 2011 e 2012, quando invece la legge pensionistica incentiva la permanenza in attività. Inutile in quanto non coglie l’obiettivo del risparmio dovendo necessariamente sostituire la gran parte dei posti vacanti. Quindi, ai costi delle pensioni si sommano quelli delle sostituzioni. Anche questa norma presenta i caratteri dell’incostituzionalità, pertanto la CSU ne chiede il ritiro.
· Turnover, produttività ed organizzazione nella PA: con questi provvedimenti si andrebbero a vanificare e snaturare gli obiettivi e le linee di riforma della Pubblica Amministrazione. Inoltre questi articoli sono del tutto inaccettabili in quanto riporterebbero il potere politico a gestire direttamente le assunzioni nella Pubblica Amministrazione, mentre invece l’accesso al settore pubblico è un’opportunità riconosciuta e garantita a tutti i cittadini attraverso lo strumento del concorso pubblico. Anche in questo caso si chiede il ritiro del provvedimento.
· Tassazione beni di lusso e beni strumentali: nella definizione delle aliquote di tassazione di beni di lusso, quali imbarcazioni, aerei e automobili di grossa cilindrata, ci attendiamo che il Governo applichi aliquote almeno equivalenti a quelle previste per i comuni cittadini e le famiglie.
Ma soprattutto il 2011 deve essere l’anno della riforma tributaria. Un banco di prova fondamentale per affermare il principio dell’equità sancito nella “dichiarazione dei diritti dei cittadini” dove si dichiara che tutti sono chiamati a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. È necessaria quindi una revisione strutturale dell’attuale sistema tributario, modificando normative opache che legittimano vaste aree di elusione contributiva. L’obiettivo di fondo deve essere quello di fare contribuire appieno tutte le categorie, anche con l’introduzione di meccanismi di accertamento ed indicatori di reddito che portino all’individuazione delle ricchezze e dei patrimoni. Questa riforma così strategica per il futuro del Paese e per garantire una prospettiva di equilibrio sociale, non può essere calata dall’alto e, ancora meno, condizionata da piccole o grandi corporazioni economiche, o comunque da chi persegue e difende privilegi e interessi particolari.
Si invita quindi il Governo a non imboccare la strada del “fatto compiuto” confezionando unilateralmente il testo di riforma. Va aperto un tavolo di confronto dove elaborare e condividere le linee guida e l’impostazione del futuro assetto fiscale. Solo la massima condivisione e la traduzione concreta del principio di equità può garantire un orizzonte di progresso e pace sociale.
C’è poi il nodo contrattuale, che coincide con una congiuntura assolutamente inedita poiché i rinnovi interessano tutte le categorie. La Centrale Sindacale Unitaria non sfugge alla propria responsabilità e, consapevole che si debba coniugare l’interesse del Paese con quello dei propri rappresentati, ha deciso di elaborare un unico documento contrattuale in cui sul fronte economico si avanza la richiesta di salvaguardare il potere di acquisto delle retribuzioni.
All’orizzonte si prospetta anche l’aumento delle tariffe delle utenze domestiche ed il ruolo del sindacato sarà quello di difendere le famiglie a basso reddito e i pensionati da aumenti indiscriminati delle bollette.
Gli impegni dell’agenda sindacale continueranno anche su due criticità che la crisi in atto ha aggravato: il lavoro nero e la sicurezza sui luoghi di lavoro. La CSU intende perseguire con decisione il contrasto a tutte le forme irregolari di lavoro sia attraverso modifiche legislative, sia riorganizzando la rappresentanza dei lavoratori in materia di sicurezza.
Se il Governo saprà ascoltare queste richieste, dimostrando anche il coraggio di fare marcia indietro rispetto a provvedimenti palesemente sbagliati, ed avvierà un confronto serio con la CSU recependo la sostanza dei temi e delle proposte contenut nella presente petizione, sarà possibile ricreare quel clima di coesione e di responsabilità generale, necessario per far ripartire il nostro paese su nuove basi di sviluppo, equità e giustizia sociale.
Centrale Sindacale Unitaria