“Non saremo mai da sole, nessuno smetterà di ricordare Aurora, non sarà mai dimenticata, così come tutte le altre vittime di femminicidio e violenze.
Lei sarà sempre nella mia anima”.
Vicktoria ha pianto molto al funerale della sorellina di 13 anni, Aurora, che una decina di giorni fa è morta cadendo dal tetto di un palazzo di sette piani a Piacenza nel quale viveva con la madre: un episodio dai tratti ancora oscuri e per il quale l’ex fidanzato minorenne della vittima, indagato per omicidio volontario, si trova rinchiuso nel carcere minorile di Bologna. Da dove però continua a professarsi innocente.
All’ultimo saluto alla giovane Aurora hanno partecipato centinaia di persone, soprattutto coetanei – amici e compagni di scuola – ma anche tanta gente comune di una città che è rimasta profondamente scossa da questa tragedia. La sindaca Katia Tarasconi, che ha proclamato il lutto cittadino, era in prima fila insieme al prefetto di Piacenza Paolo Ponta nel duomo della città emiliana dove alle 15 ha fatto il suo ingresso la bara bianca attesa, all’esterno, da tanta gente che non ha trovato posto dentro della cattedrale. Qua e là anche alcuni striscioni con messaggi di amicizia come “Ciao Aurora” e “Questo non è un addio ma un arrivederci”.
“Quello che stiamo vivendo – ha esordito il vescovo di Piacenza, monsignor Adriano Cevolotto, nella sua lunga omelia è uno di quegli eventi che accorciano le distanze e ci fanno sentire parte gli uni degli altri. Aurora, basta ormai chiamarla per nome, è diventata figlia, sorella, nipote, amica di tutti e di ciascuno. C’è una profonda partecipazione ad una vicenda assurda, che ha lasciato e lascia senza parole. Attoniti. Con una domanda che passa di bocca in bocca: Cosa sta succedendo? Aurora è stata strappata. Dalla vita. Dai suoi cari. Dagli amici è stata strappata una piantina piena di boccioli. Che erano le sue speranze. È stata strappata dalle nostre mani impotenti – ha proseguito – Aurora, come ogni adolescente, si alimentava di sogni, di progetti, di desideri. Si apriva al mondo degli affetti. Non possiamo, né tantomeno dobbiamo spegnere i sogni di un o di una adolescente. Né tantomeno permettere che vengano spenti da altri”.
“Quello che è accaduto, una ragazzina morta e un altro adolescente in carcere, rappresenta una sconfitta sociale” ha commentato, al termine della celebrazione, l’avvocato Lorenza Dordoni che rappresenta la famiglia della vittima. Un lungo applauso, palloncini lasciati andare in cielo e un fumogeno bianco hanno salutato l’uscita del feretro di Aurora che è stato poi trasportato al cimitero di Piacenza per la cremazione.
Ansa