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(ANSA) – MILANO, 21 GEN – Nel giugno dell’anno scorso, a
Milano, avevano rapinato, picchiato e sequestrato una escort
russa, fingendosi clienti, e minacciato la vittima dicendole
che, se avesse presentato denuncia e se non avesse
immediatamente lasciato l’Italia, avrebbero “ucciso i suoi
familiari” per mezzo di loro complici in Russia. Il gip di
Milano Guido Salvini ha quindi disposto il carcere per un russo
e un georgiano (quest’ultimo con precedenti specifici) giunti,
nella ricostruzione degli investigatori, da Rimini e da Riccione
per commettere il reato e, scrive il giudice nell’ordinanza di
custodia cautelare, per prendere di mira “una donna sola e
indebolita dall’essere stata aggredita tra le mura della propria
abitazione”.
Una vittima che, scrive Salvini, “veniva evidentemente
scelta con cura” in quanto “nell’ottica degli aggressori avrebbe
forse coltivato più di una riserva prima di rivolgersi alle
istituzioni spesso inclini al pregiudizio suscitato dalla
condizione di straniera e di escort”. Il russo, con una utenza
attivata per la rapina, aveva contattato la escort: si era
accomodato a casa sua e, accertatosi che non c’era nessun altro,
aveva detto di non voler più avere un rapporto ed era entrato il
complice. La donna era stata picchiata (anche con un pugno in
pieno volto) e i due avevano cercato di soffocare le sue urla
con un cuscino: poi l’avevano legata con del nastro adesivo,
rubando ciò che di valore c’era in casa. Poche ore dopo, con la
scheda telefonica della vittima, avevano contattato sua sorella
su WhatsApp rinnovando le minacce. Le indagini tecniche della
Polizia scientifica e anche sui profili social dei due hanno
consentito di individuarli. Da qui l’ordine di arresto per
rapina pluriaggravata. Il giudice precisa nell’ordinanza che “non avendo la vittima sporto querela e considerata la ‘riforma
Cartabia’ recentemente entrata in vigore, gli ulteriori reati di
violenza privata e sequestro di persona che potrebbero essere
ravvisabili nella vicenda sono allo stato da considerarsi non
perseguibili per carenza di condizione di procedibilità”.
(ANSA).
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