Piemonte, stop ai chirurghi robot: costi elevati e benefici limitati

Il Piemonte mette in stand-by la chirurgia robotica. Dopo anni di sperimentazioni e investimenti multimilionari in macchinari, le autorità regionali dichiarano che i benefici non giustificano i costi.

Secondo la Regione, troppi costi, problemi tecnici ricorrenti e vantaggi per i pazienti poco significativi hanno spinto la scelta. La robotica, ritenuta una rivoluzione, non è riuscita a tradursi in miglioramenti sostanziali rispetto alla chirurgia tradizionale, soprattutto considerata la necessità di personale altamente specializzato e di risorse economiche importanti.

Aspetti economici e logistici pesano: un sistema robotico può superare i due milioni di euro di prezzo, con costi aggiuntivi per manutenzione, aggiornamenti software e materiali di consumo, oltre alla formazione continua dei chirurghi. In un contesto di liste d’attesa lunghe e pressioni sui bilanci pubblici, l’investimento è stato ritenuto non giustificato.

La Regione segnala che, pur in alcuni ambiti come l’urologia e la ginecologia, i reali benefici clinici della robotica rimangono limitati rispetto alla chirurgia tradizionale. I dati disponibili sembrano indicare una differenza scarsa in outcomes che compensi i costi elevati.

La decisione piemontese potrebbe riaccendere il dibattito nazionale: alcuni vedono la robotica come il futuro della chirurgia, altri insistono sull’urgenza di potenziare il personale e le strutture di base per garantire cure accessibili ed efficienti a tutti.

In sintesi, il Piemonte confronta innovazione e realtà quotidiana e opta per privilegiare i medici in carne e ossa rispetto ai bracci meccanici, almeno per il momento.