
Nello scontro tra il governo italiano e quello francese entra in campo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Eliseo e Quirinale, in una nota congiunta, hanno dato notizia di un colloqui telefonico tra il capo dello Stato italiano e l’omologo francese, Emmanuel Macron, in cui è stata ribadita “la grande importanza della relazione tra i due Paesi” e in cui i due leader “hanno condiviso la necessità che vengano poste in atto condizioni di piena collaborazione in ogni settore sia in ambito bilaterale sia dell’Unione europea“.
Quello di Mattarella è un intervento importante per diverse ragioni. Il presidente della Repubblica, infatti, rappresenta dall’inizio del suo mandato l’architrave della ricucitura dei rapporti tra Roma e Parigi. Tutti gli osservatori concordano che sia lui il vero artefice di quel rinnovato rapporto tra i due Paesi sancito dalla firma del trattato “per una cooperazione bilaterale rafforzata” che, non casualmente, è stato chiamato Trattato del Quirinale. La sua figura è quindi ritenuta da Macron l’interlocutore naturale tra l’Eliseo e l’Italia, più di chi siede a Palazzo Chigi. Specialmente in un momento in cui il governo italiano rappresenta quanto di più distante dalle teorie macroniane e la vera spina nel fianco di Parigi anche a livello interno, al punto che qualche osservatore ha scritto che Macron è caduto “nella sua stessa trappola”.
Il fatto che l’intervento di Mattarella sia arrivato nella fase più acuta della crisi tra il governo di Giorgia Meloni e quello transalpino è un segnale pertanto importante, perché non solo conferma l’asse tra Quirinale ed Eliseo, ma anche la possibilità del capo dello Stato di giocare un ruolo centrale in una partita che sembrava essere solo tra i due esecutivi. Il contenuto del comunicato congiunto è formale ma anche netto. Dal punto di vista bilaterale, il richiamo dei due capi di Stato all’importanza dei rapporti tra le due nazioni e alla piena collaborazione bilaterale sottolinea lo sforzo di Mattarella di riportare a più miti consigli i protagonisti della disfida. Sicuramente un richiamo interno, ma anche uno strumento per fare ammettere a Macron che serve cooperazione e non isolamento e mosse contro l’Italia.
Fondamentale la scelta delle parole “in ogni settore“, che sembra voler dire che quanto accade sul piano della crisi dei migranti deve essere valutato in ottica generale, con una collaborazione che non riguarda solo la difesa dei confini e il contrasto alla tratta di esseri umani ma anche in altri ambiti che sono sia quelli del trattato del Quirinale, sia quelli più complessi in chiave europea.
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