Pietro Marcello, un film femminile senza principe azzurro

Un film ‘femmina’, utopico e senza principe azzurro e anche, come dice stamani a Roma Pietro Marcello, regista di LE VELE SCARLATTE, “per niente complesso, lineare e abbastanza popolare”. Già in apertura a Cannes della Quinzaine des Realisateurs e in sala con 01 dal 12 gennaio, quest’opera, in bilico tra realismo magico e poesia e liberamente tratta dal romanzo omonimo dello scrittore neo-romantico russo Aleksandr Grin, racconta una favola ambientata in Francia alla fine della prima guerra mondiale.

Di scena Juliette (Juliette Jouan), orfana di madre morta di stupro, e il suo solido padre (Raphaël Thiéry), falegname, creatore di giocattoli da vendere in città. Un giorno la ragazza, lungo la riva del fiume, incontra una maga che le predice che delle ‘vele scarlatte’ con tanto di principe azzurro (Louis Garrel) arriveranno per portarla via dal suo villaggio. Ma lei non seguirà il suo sogno d’amore. “È vero – spiega Marcello – è un film in cui c’è una sorta di famiglia allargata ed è distrutta la figura maschile così come aveva già immaginato Marco Ferreri in CIAO MASCHIO. Non c’è il principe azzurro – ribadisce -. D’altronde nessuno ci crede più, nemmeno mia figlia”. Juliette – continua il regista, “diventa invece ebanista proprio come il padre e non sceglie di partire con il principe azzurro, ma piuttosto di intraprendere la sua vita in maniera autonoma”. Un film femminista? “Preferisco dire un film femminile. Così come la gran parte dei miei film precedenti erano maschili. Sono il primo a sorprendermi di questa mia personale evoluzione, ma è per questo che si fanno film, per evolvere, cambiare, tentare nuove strade. In MARTIN EDEN i riferimenti erano il sindacalista svedese Stig Dagerman e l’anarchico napoletano Enrico Malatesta. LE VELE SCARLATTE finisce invece con la comunarda Louise Michel. Si resta sul terreno dell’anarchia, ma tra l’uno e l’altra c’è un progressivo slittamento del mio punto di vista dal maschile verso il femminile”.

In questo primo lavoro girato dal regista in Francia – prodotto da CG Cinema, Avventurosa con Rai Cinema, The Match Factory e ARTE France Cinéma – spiega Marcello, “ho fatto di tutto per non fare un film francese, non so quanto ci sia riuscito, ma va detto che per me l’aspetto estetico è l’ultimo dei problemi, mi diverte casomai quello alchemico”. Pietro Marcello, regista d’archivio, è tornato ai suoi amati filmati di repertorio con L’ULTIMO FRONTE, suo prossimo lavoro dedicato a Stalingrado, l’odierna Volgograd, teatro della più lunga e sanguinosa battaglia della seconda guerra mondiale. Uno scontro tra i tedeschi della Wehrmacht e le armate sovietiche che durò dall’estate del 1942 all’inverno del 1943. E questo anche attraverso le parole scritte dai soldati chiusi nelle atrocità della guerra.


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