Pistoia. «Mio figlio falciato da un ubriaco» Il papà: vivo un ergastolo di dolore

incidente carrozzina«LA MIA famiglia, come ogni genitore che ha perso un figlio, è condannata all’ergastolo del dolore. Siamo costretti a vivere di soli ricordi». Massimiliano Massimi un anno fa perse il figlio Massimo, di 17 anni, in un incidente stradale. Il ragazzo venne ucciso mentre tornava a casa con un amico in scooter dopo aver trascorso qualche ora in palestra. L’uomo che era al volante dell’auto che falciò i due ragazzi risultò avere un tasso alcolemico tre volte superiore al consentito. Da allora il padre Massimo ha iniziato una battaglia insieme con tanti altri genitori per vedere riconosciuto il reato di omicidio stradale.
Come ha vissuto questa giornata così importante per questo disegno di legge?
«È una vittoria di tutte le associazioni che da tempo si battono per questo. È un momento di grande gioia misto a tantissimo dolore. Gioia perché l’esito di quella che è stata definita una battaglia di civiltà sta volgendo a nostro favore. Dolore perché, come più di qualcuno dei familiari delle vittime della strada ha detto, se i legislatori avessero ascoltato le giuste istanze di coloro che da anni rivendicano questa legge probabilmente le nostre fila di condannati all’ergastolo del dolore si sarebbero meno ingrossate. Un grazie comunque a tutti quei parlamentari che si sono impegnati per arrivare a questo risultato, a cominciare dal premier Renzi. Dal punto di vista della legge è stato importante aver alzato la soglia minima della pena da 4 a 5 anni».
Un anno senza Massimo. Si può descrivere?
«Come vuole che sia stato… Perdere un figlio è perdere una parte di sè. La vita non sarà mai più la stessa. Mi ha aiutato molto la fede. Ed ho scoperto quello che in psicologia si chiama resilienza, trasformare un fatto traumatico e devastante qual è la morte di un figlio in energia positiva. Cercando appunto di arrivare al riconoscimento del reato sull’omicidio stradale e andando nelle scuole a parlare agli studenti della sicurezza stradale».
Qual è la reazione dei ragazzi?
«Intanto ho scoperto che il mio Massimo aveva tantissimi amici. In tutti ha lasciato un ottimo ricordo. E questo da padre non può che rendermi orgoglioso. Poi devo dire che ho trovato ragazzi molto sensibili e disponibili che mi seguono con attenzione dall’inizio alla fine. Continuerò a farlo, anche se l’altro giorno guardavo delle statistiche sugli incidenti stradali mortali e notavo che le vittime sono per lo più ragazzi, ma chi è al volante nella maggior parte dei casi ha un’età compresa tra i 28 e i 55 anni. Forse è a loro che dovremo parlare per salvare qualche vita in più».

La Stampa