Non è l’Europa a costruire muri, sono alcuni Stati membri e miopi, sapendo bene che ne? un muro ne? un filo spinato cambieranno la storia”, parole pronunciate a meta? marzo dal presidente della Camera italiana Laura Boldrini riferendosi alla chiusura delle frontiere nei Balcani. Aggiunse anche: “Al tempo della globalizzazione dobbiamo saper gestire queste situazioni senza creare barriere inutili”.
Barriere che a San Marino stanno cadendo, se esistevano, definitivamente.
In questo senso e? da interpretare il passo che l’Associazione Al Nur della comunita? musulmana compira? ad inizio settimana. Si rechera?, infatti, a Casa San Michele per offrire ai responsabili della Caritas piena collaborazione per ospitare la famiglia di migranti in arrivo.
Una collaborazione che spaziera?, se accolta, per lingua, vestiario, alimentazione. Insomma Al Nur vuole appoggiare gli sforzi della Caritas: “Questo nel quadro di una fratellanza che unisce tutti i figli di Dio”.
Ed e? per questi stessi motivi che Papa Francesco, ieri, si e? recato (dopo Lampedusa) nell’Isola di Lesbo, ad un tiro di voce dalle coste turche, appena sopra Smirne. Un viaggio lampo ma significativo per rinnovare un accorato appello alla responsabilita? e alla solidarieta? di tutti di fronte alla drammaticita? dell’attuale emergenza.
Gia? nel corso del volo verso Lesbo il Pontefice e? andato al nocciolo della problematica con i giornalisti: “E? un viaggio segnato dalla tristezza. Andiamo ad incontrare la catastrofe umanitaria piu? grande dopo la Seconda Guerra Mondiale. Andiamo, e lo vedremo, da tante gente che soffre, che non sa dove andare, che e? dovuta fuggire. E andremo anche ad un cimitero: il mare. Tanta gente li? e? sepolta.
Lo dico non per amareggiare, ma perche? anche il vostro lavoro possa trasmettere lo stato d’animo con cui io faccio questo viaggio”.
Poi, nel campo d’accoglienza di Moria, un altra frase significativa sul senso del suo viaggio lampo: “I profughi non sono numeri, sono persone con tutta la loro devastante storia, le loro speranze, la paura di essere riportati nell’inferno da cui sono scappati”.
Papa Francesco ha salutato in particolar modo i bambini, ha parlato con loro, li ha accarezzati, ha commentato i loro disegni molti dei quali con soggetto la famiglia e il viaggio in mare.
Il Patriarca ortodosso Bartolomeo, a sua volta, si e? allineato in toto con il pensiero del Pontefice: “Coloro che hanno paura di voi non hanno guardato nei vostri occhi. Coloro che hanno paura di voi non vedono i vostri volti, i vostri figli. e al conflitto nelle vostre regioni di origine”.
Protagonista negativo il Mare Mediterraneo come ha spiegato sempre il Patriarca Bartolomeo: “Non deve essere una tomba. Si tratta di un luogo di vita, di un crocevia di culture e civilta?, di un luogo di scambio e di dialogo. Per riscoprire la sua vocazione originaria, deve essere un mare di pace”.
Papa Francesco ha ricordato: “Sono qui per richiamare l’attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria. Speriamo che il mondo si faccia attento a queste situazioni e risponda in modo degno.
Si? alla generosita?, no all’indifferenza. Quando qualche nostro fratello soffre, tutti noi ne siamo toccati. Tutti sappiamo per esperienza quanto e? facile per alcune persone ignorare le sofferenze degli altri e persino sfruttarne la vulnerabilita?. Ma sappiamo anche che queste crisi possono far emergere il meglio di noi stessi. Non perdete mai la speranza. Noi cristiani amiamo narrare l’episodio del Buon Samaritano, uno straniero che vide un uomo nel bisogno si fermo? per soccorrerlo. E Papa Francesco si e? trasformato a sua volta nel Buon Samaritano soccorrendo 12 rifugiati tra i quali due adolescenti e quattro bambini. Si tratta di tre famiglie fuggite dalla guerra che sta insanguinando la Siria e ospitate nel campo di Kara Tepe, il secondo esistente a Lesbo.
Gian Maria Fuiano, La Tribuna