Polo del lusso: secondo Pdcs e Csu può “contribuire al rilancio economico del Paese”

polo del lusso, terrenoLa realizzazione di una “brand & tourist destination” sul Titano può rappresentare “un’esperienza unica di shopping coinvolgendo i più rinomati brand internazionali della moda, in un ambiente architettonico di grande impatto e sostenuta da strategie di promozione turistica ad ogni livello è stata considerata da tutti un’opportunità molto importante per San Marino”.

È il pensiero del Partito democratico cristiano sammarinese, presente alla serata di presentazione del polo del lusso da parte dei promotori dell’iniziativa, Borletti Group e gruppo Dea, assieme all’architetto che si sta occupando della progettazione, davanti oltre 150 persone e le delegazioni di tutte le forze politiche di maggioranza.

Il sistema turistico rappresentato dalla Riviera romagnola e la Repubblica di San Marino, scrive il Pdcs in un comunicato, “potrà attrarre annualmente un notevole flusso nuovi turisti, contando su importanti flussi provenienti anche dai Paesi europei ed oltreoceano, attraverso programmi di viaggio predefiniti e diventando un forte veicolo di promozione delle attività turistico-culturali del territorio”.

Il progetto prevede investimenti importanti da parte dei promotori, per i quali la maggioranza ha “già richiesto l’impiego di imprese locali” ed auspica “la massima celerità nel creare associazioni di imprese per rispondere adeguatamente alle esigenze che saranno richieste da tale intervento”.

Il polo del lusso indica, inoltre, “la previsione di impiegare tra le 300 e le 400 persone” che la maggioranza ha chiesto esplicitamente “siano riservati a sammarinesi e residenti, da assumere dopo un apposito percorso formativo utile a rispondere alla richiesta di un servizio paragonabile a quello presente nelle strut- ture già affermate sul mercato”. “Non va sottovalutato”, manda a dire il Pdcs, “l’indotto che tale iniziativa potrà determinare in termini di servizi necessari per la promozione commerciale, gestionale ed amministrativa, nonché il lavoro che potrà occupare manutentori, giardinieri, autisti e fornitori di servizi per almeno altri 100 impieghi”.

Sicuramente “un tassello significativo, in un progetto più ampio, che assieme ad altri interventi potrà costituire quella risposta all’urgenza occupazionale di cui il nostro Paese ha così fortemente bisogno e che concorrerà ad alleggerire progressivamente il carico che in questi anni sta gravando sugli ammortizzatori sociali”. Sul piano economico la proiezione riguardante il fatturato, considerando iniziative simili per posizionamento e dimensioni in Europa, è stato “stimato tra i 100 e 200 milioni di euro all’anno con conseguenti entrate per le casse dello Stato dell’ordine di circa 15 milioni di euro all’anno di imposte indirette, senza considerare il fatturato indotto per altri servizi”.

Il Pdcs conclude affermando che questo progetto concorrerà al po- tenziamento dell’offerta turistica del nostro territorio, rendendo San Marino sempre più attrattivo a livello internazionale”.

Anche la Centrale sindacale unitaria crede che la realizzazione del polo del lusso in Repubblica possa “contribuire al rilancio economico del Paese, anche se ciò rappresenterebbe solo un primo passo, nell’ambito di un progetto di sviluppo più complessivo che deve fissare le traiettorie per una nuova collocazione economica di San Marino e ridare un forte impulso alle attività produttive dell’economia reale e all’occupazione”. Nel confronto il gruppo industriale ha “ribadito la volontà di creare a San Marino questo nuova attività commerciale, ritenendo il nostro Paese una collocazione interessante – riporta la Csu in una nota -, vista la notevole entità dei flussi turistici sia dall’Italia che dall’estero e la vicinanza con zone di grande richiamo, e dato che nel raggio di oltre 100 chilometri non ne esistono altri”.

Da parte loro viene “previsto un afflusso di circa due milioni di visitatori ogni anno” che, “di norma – sottolinea il sindacato -, non arriverebbero nel nostro Paese” e, in tal senso, dal punto di vista delle vie di comunicazione, è “auspicabile” che anche l’aeroporto Fellini riprenda la sua attività.

L’investimento si aggira, tra l’acquisto dell’area e il costo per le strutture immobiliari, sui “60-70 milioni di euro”. Il progetto dovrebbe realizzarsi “nell’arco di 2-4 anni”.

La prima fase dovrebbe “concludersi nella primavera del 2015”, con la costruzione di “15mila metri quadrati”, rispetto ai “potenziali 45mila costruibili complessivamente”. Per realizzare l’investimento immobiliare è però “necessario il cambio di destinazione d’uso dei terreni individuati”.

Questa struttura commerciale, “oltre ai grandi marchi della moda”, dovrebbe ospitare anche altre tipologie di prodotti, tra cui “marchi sportivi, che si rivolgono ad un target di clientela con differenti capacità di spesa”. Oltre al personale occupato direttamente dal centro, la realizzazione di questa opera immobiliare potrebbe dare “un forte impulso al settore dell’edilizia e dell’impiantistica, che sono proprio i comparti più duramente colpiti dalla crisi – aggiunge la Centrale sindacale unitaria nella nota -. Anche la possibilità di ridare slancio a questi settori, ormai completamente fermi nel nostro paese, a causa di decenni di attività edilizia dissennata e inquinata da forti infiltrazioni malavitose, è un elemento di una certa importanza”.

A detta dei responsabili del gruppo imprenditoriale, gli immobili verrebbero “realizzati secondo tecniche costruttive e con materiali a basso impatto ambientale e con un forte utilizzo di fonti di energia rinnovabile”. (…) Liberamente