Economia ad alto valore aggiunto e innovativa, occupazione di qualità, integrazione con l’Europa, certezza del diritto: le basi del nuovo modello di sviluppo
La necessità di una svolta nel modello di sviluppo sammarinese, che punti alla creazione di un’economia ad alto valore aggiunto, che favorisca attività economiche e industriali fortemente innovative, con un’occupazione ad elevato contenuto professionale attraverso la formazione, creando condizioni competitive e di certezza del diritto. E ancora: una classe dirigente e personale diplomatico di eccellenza internazionale; l’allineamento agli standard normativi internazionali; l’integrazione nell’Unione Europea e accordi avanzati di partnership con singoli Stati. Sono alcuni dei principi cardine alla base del quinto e conclusivo studio del “Progetto di sviluppo della RSM 2007-2010”, realizzato dalla CSdL in collaborazione con San Marino Lab, presentato nel Convegno di questa mattina presso la sala del Castello di Domagnano. Uno studio che, dopo i primi quattro rapporti dedicati a settori specifici dell’economia sammarinese, traccia delle coordinate complessive e intersettoriali per un nuovo modello di sviluppo economico e sociale di San Marino.
Giovanni Ghiotti, Segretario Generale CSdL, nell’introdurre i lavori del Convegno ha ricordato com’è nato e si è articolato l’intero progetto di sviluppo della CSdL. “Ancora prima che scoppiasse la crisi economica internazionale che ha prodotto i suoi effetti anche a San Marino, si era capito che i capisaldi dell’economia sammarinese, per la loro arcaicità, non potevano più garantire un’economia solida e competitiva, così come un sistema industriale basato su produzioni non sempre di alto livello qualitativo. Eravamo da tempo consapevoli che la nostra economia andava riposizionata, attraverso un progetto di sviluppo di alto profilo basato sul principio di una economia diversificata, sull’affermazione di un quadro normativo in campo bancario-finanziario e commerciale compatibile con gli standard internazionali, ricercando la competitività del sistema San Marino nella qualità dei prodotti e dei servizi, e quindi puntando su produzioni di beni ad alto valore aggiunto e ad elevato contenuto tecnologico. Ciò, considerando in via prioritaria le risorse umane e la formazione dei lavoratori le principali risorse su cui fare leva.”
Giuliano Tamagnini, Segretario Confederale CSdL, nel suo intervento ha evidenziato: “Dallo studio emerge che la crisi sammarinese è quasi totalmente indipendente da quella internazionale, dalla quale ha solo subìto un accelerazione che l’ha amplificata. Infatti la gran parte delle difficoltà della nostra struttura economica sono per larga parte ascrivibili al fatto che l’economia dipendente dal segreto bancario e dall’anonimato societario è giunta da tempo al capolinea.
Il progetto di sviluppo della CSdL guarda al futuro del paese e ai giovani ai quali abbiamo l’obbligo di lasciare un sistema Paese con un’economia competitiva e solida. La crescita, prima ancora che economica, dovrà essere di tipo culturale ed istituzionale per evitare che sull’altare dell’economia si sacrifichino valori etici, morali e democratici. Per realizzare questo si dovrà definire concretamente un ampio e condiviso patto sociale che superi gli interessi di parte e metta al centro la valorizzazione della persona e del lavoro. Da qui il valore del lavoro che dà il titolo al 17° Congresso CSdL ‘Il lavoro al primo posto’”.
Lo studio, illustrato da Denis Cecchetti, Direttore di San Marino Lab, e Antonello E. Scorcu, consulente scientifico di San Marino Lab, ha messo in luce in premessa come la crisi internazionale abbia “catalizzato” la crisi interna sammarinese, mettendo in luce la limitatezza di un modello economico risalente agli anni 80’ e ora superato. Infatti, come evidenziato anche negli studi settoriali precedenti, nel sistema San Marino sono emersi alcuni punti di fragilità, e in particolare: un sistema manifatturiero con prodotti a basso valore aggiunto; forti carenze nel sistema dei servizi; un turismo senza identità e prevalentemente di riflesso rispetto a quello della riviera e dell’entroterra; un sistema bancario-finanziario fondato su basi rischiose. San Marino ha inoltre pagato il mancato allineamento agli standard normativi internazionali in materia di antiriciclaggio e lotta al terrorismo, che hanno penalizzato non solo il sistema bancario-finanziario, ma l’intero sistema paese.
Sul piano propositivo, le traiettorie del progetto di sviluppo, che deve mirare ad una crescita economica, istituzionale, sociale e culturale, a vantaggio dell’intera collettività e non di singoli settori, devono incentivare attività economiche e produttive di eccellenza, attraverso lo sviluppo professionale dei lavoratori per tutto l’arco della vita lavorativa, premiando il valore reale di ogni azienda e professionalità. Occorre passare dalla logica della “creazione di posti di lavoro” a quella della “creazione di occupazione di qualità”, e in tal senso va superato l’attuale disallineamento tra i titoli di studio dei giovani e le possibilità di collocazione. Va creato un efficiente meccanismo di selezione dei progetti economici più meritevoli e coerenti con le peculiarità sammarinesi.
Ciò su cui si deve puntare, è la risorsa umana, che deve rappresentare la vera ricchezza per San Marino. Infatti le risorse fisiche, territoriali e immobiliari, sono sovradimensionate e non espandibili, vista la limitatezza del territorio e la sua già eccessiva cementificazione. Le risorse “intangibili” – rappresentate dalle conoscenze, dalla professionalità e la creatività delle persone – sono invece fortemente espandibili. Per questo anche lo stesso settore industriale deve orientarsi il più possibile verso produzioni a forte contenuto intellettuale, “immateriale” e tecnologico, che rappresenta uno dei principali terreni sui quali i paesi avanzati possono giocare una partita importante nell’economia mondiale.
L’offerta sammarinese di beni e servizi deve attrarre target di clientela ben definita, e deve essere originale rispetto a quanto esiste sul mercato. Una leva importante per lo sviluppo sono i rapporti internazionali, attraverso la scelta di aderire all’Unione Europea, partner imprescindibile e strategica, per una piena integrazione giuridica, amministrativa, finanziaria e fiscale, e la ricerca di accordi di partnership economica con i singoli paesi, anche finalizzati alla collaborazione in specifici campi economici.
È fondamentale, anche a fini economici, ammodernare le istituzioni per creare una democrazia compiuta e creare un reale stato di diritto che dia anche alle imprese le necessarie certezze circa il proprio operare. È quindi indispensabile formare una classe dirigente e personale diplomatico di eccellenza internazionale, in grado di avere le competenze necessarie per guidare e rappresentare uno Stato sovrano come San Marino. Dal binomio politica-affari è necessario passare al binomio politica-economia, riaffermando la centralità della politica e dell’interesse generale di tutta la comunità. La leva fiscale va usata incentivando gli investitori di alto profilo, favorendo il radicamento in territorio di imprese vere e vitali, in cui il valore aggiunto sia prodotto all’interno di San Marino. Nel ribadire gli obiettivi di equità sociale e lotta all’elusione ed evasione fiscale, attraverso nuovi strumenti di accertamento dei redditi e dei patrimoni, occorre accentuare la tutela dei redditi più bassi, agendo – tra le altre cose – sull’introduzione del quoziente familiare, su una ridefinizione delle aliquote e delle modalità di formazione della base imponibile.