Presidenziali Usa, Hillary Clinton vince la prima sfida tv tra democratici Non simpatica, ma sicura di sé

clintonAvessero confidenza con le metafore calcistiche nostrane, dopo il primo dibattito televisivo democratico, gli analisti politici americani avrebbero potuto concludere che martedì sera a Las Vegas Hillary Clinton «ha rimesso la chiesa al centro del villaggio».
Dopo un «precampionato» tormentato, punteggiato da infortuni e piazze semivuote mentre brillava, a sorpresa, la stella di Bernie Sanders, l’ex Segretario di Stato si riprende il centro della scena, torna protagonista assoluta: da un punto di vista dialettico il confronto organizzato dalla Cnn l’hanno vinto lei e il senatore socialdemocratico del Vermont, ma è stata Hillary a mostrarsi non solo più sicura di sé, ma anche più presidenziale.

Il «socialista» piegato

Sanders, comunque riscattato dalla passione con cui espone i suoi argomenti e anche da una sincerità che a volte rasenta l’ingenuità, è stato infilzato dalla sua avversaria negli unici due punti deboli della sua esposizione: l’atteggiamento permissivo in materia di armi da fuoco (viene da uno Stato rurale dove in ogni casa c’è almeno un fucile) e la spiegazione non impeccabile delle sue visioni ispirate al socialismo che ha lasciato alla Clinton lo spazio per invitarlo a «pensare a riformare il capitalismo anziché alla rivoluzione».

La reazione sulle mail

Ma, paradossalmente, nel momento più difficile per Hillary, quando il conduttore Anderson Cooper l’ha interrogata – e anche attaccata – sulla questione più delicata, quella delle email trasferite in un «server» privato (e non adeguatamente protetto) della famiglia Clinton anche durante la sua attività di governo, è stato proprio Sanders a salvarla, correndo in suo soccorso. Alle domande del giornalista della Cnn, l’ex first lady risponde con tono quasi infastidito: «Questi sono argomenti da campagne di parte. E’ la materia sulla quale mi attaccano i repubblicani che hanno trasformato un’indagine parlamentare generale in un processo contro di me». Cooper prova a replicare che la questione non deve essere così marginale se l’Fbi ha aperto un’indagine, ma quando cerca un appoggio negli avversari della candidata, viene aspramente rimbeccato da un Sanders furioso con lui e con tutti i giornalisti che si occupano di posta elettronica «anziché preoccuparsi della gente che perde il lavoro, del crollo del ceto medio, dei 27 milioni di americani che versano in condizioni di indigenza».
Gli altri candidati si allineano. Il conduttore potrebbe replicare che dietro questa gestione disinvolta delle email ci possono essere problemi di sicurezza nazionale e di arroganza del potere, ma la sortita di Sanders («La gente è stufa di questa storia») e l’ovazione del pubblico hanno cambiato l’atmosfera: Hillary saltella felice perlo scampato pericolo, ripete più volte «anch’io sono stufa, anch’io») stringe con enfasi la mano di un Sanders che comincia a sospettare l’autogol, e si concede anche qualche risata a voce alta.

Gli altri: prestazioni incolori

Degli altri candidati c’è poco da dire: l’ex senatore e governatore del Rhode Island, Lincoln Chafee, offre una prestazione incolore e resta ai margini del dibattito. Lo testimonia anche il cronometro: parla per 9 minuti risprtto ai 31 di Hillary e ai 28 di Sanders. Nemmeno Jim Webb, ex senatore della Virginia, riesce ad entrare nel vivo della discussione, mentre se la cava meglio l’ex governatore del Maryland, Martin O’Malley: più aggressivo, attacca la Clinton appena può ma sempre con garbo. E’ molto televisivo nella gestualità, nel modo di parlare e di fissare la telecamera. Evidentemente ha studiato, ma non basta a togliergli l’immagine di avversario improvvisato: cavalleria leggera in mezzo a due «panzer».
Hillary continua ad avere l’«handicap» della scarsa comunicativa. Martedì sera è apparsa brillante e sicura di sé, ma non simpatica. A un attacco di O’Malley ha risposto, senza entrare nel merito, con un regale e distaccato: «Ricordo ancora quando, nel 2008, hai appoggiato la mia candidatura alla Casa Bianca. E ti considero ancora un amico». Come dire: stai al tuo posto e forse ci sarà qualcosa anche per te. Arroganza da famiglia regnante, certo, ma quanto Cooper glielo ha contestato, Hillary è stata brava a spiegare che in politica serve la passione ma anche l’esperienza. E lei di esperienza ne ha da vendere. Il vero sconfitto rischia di essere Joe Biden: se voleva annunciare una sua candidatura perché quella della Clinton, scivolone dopo scivolone, appariva ormai compromessa, dovrà rivedere i suoi piani.

IL CORRIERE DELLA SERA