Aveva 8 identità diverse Anis A. (oppure Ahmed o Amir), il 24enne tunisino nato nella città di Tataouine, sospettato di essere l’attentatore di Berlino.
E con uno di questi nomi è arrivato in Italia per poi dirigersi verso la Germania. Un viaggio dell’orrore, tre anni da “lupo solitario silente” fino a quando due giorni fa ha deciso di mettersi alla guida di un tir e falciare 12 persone nel mercatino di Natale di Berlino.
Il viaggio dall’Italia alla Germania
Dalle prime notizie emerse, i suoi legami con l’Italia cominciano a farsi sempre più evidenti. Nel 2012 infatti è sbarcato in Italia per poi dirigersi verso la Germania. Il suo ingresso in terra tedesca è stato registrato nel luglio del 2015, ma non è ancora chiaro cosa abbia fatto in questi tre anni. È probabile che si sia radicalizzato, visto che secondo i media tedeschi era stato segnalato come vicino al calune reti jihadiste presenti in Germania.
Fermato ma subito rilasciato
Di certo c’è che nel 2012 è stato nel Belpaese. In Germania aveva fatto domanda di asilo, gli era stata negata, ma aveva ottenuto un permesso di soggiorno momentaneo. Di quelli che permettono di rinviare il rimpatrio nel Paese di origine nell’attesa di una sentenza definitiva sulla richiesta di asilo. Insomma: “Un tollerato”. Dalle prime ricostruzioni dei media tedesci si apprende che Anis era riuscito a contattare alcuni islamisti e predicatori radicali residenti in Germania, tra cui Abu Walaa. Conosciuto alle forze dell’ordine, è considerato vicino agli ambienti salafiti e ad agosto era stato fermato a Friedrichshafen con un documento d’identità italiano falso. Ma era stato subito liberato. Lo Stato Islamico ha rivendicato l’attacco a Berlino definendo Anis un suo “soldato”. il giornale.it