Il segretario del Carroccio conquista fino al 95% in Liguria, ma resta sotto l’80 in Lombardia, la terra del suo sfidante, l’assessore lombardo all’Agricoltura, Gianni Fava, sostenuto da Bossi e Maroni. Che twitta: “Primarie fatte, ora il referendum sull’autonomia”.
La vittoria era già scontata, e la conta – a quel punto – era solo sull’ordine di grandezza. Perché il segretario della Lega Matteo Salvini l’aveva detto nei giorni scorsi, salvo poi smussare la sua affermazione: “Se prendo meno dell’80% me ne vado”. Obiettivo centrato: Salvini vince le primarie della Lega con l’82,7% dei voti, punte del 100% in Val d’Aosta e dati più bassi in Lombardia. Su Facebook è lo stesso segretario a scrivere un grazie in lettere maiuscole ai suoi sostenitori, spiegando che “Abbiamo abbondantemente superato l’80% dei voti” e dettando – se non fosse stato già chiaro – quale sarà la sua agenda immediata: “Ora l’obiettivo è mandare a casa Renzi, Alfano, Boschi e Boldrini, bloccare l’invasione clandestina in corso, rilanciare lavoro e speranza in Italia”. Un messaggio, però, Salvini lo lancia anche dentro ‘casa’, rivolgendosi agli oppositori interni della Lega: “Io non caccio nessuno, ma la Lega d’ora in poi avrà una voce unica, e chiunque dica qualcosa fuori posto si può accomodare fuori dalla porta”.
Salvini vince primarie Lega: “Non caccio Bossi””
Per la seconda volta nella loro storia, i militanti del Carroccio hanno scelto il loro segretario. Primarie chiuse: sono stati chiamati al voto – dalle 9 alle 18 – circa 15mila militanti con almeno un anno di iscrizione. A sfidarsi, il segretario in carica Salvini e l’assessore regionale all’Agricoltura della giunta Maroni Gianni Fava, che aveva dalla sua tutta la vecchia guardia del partito, con Bossi in prima fila a raccogliere le firme per archiviare la creatura Salvini. Impresa non riuscita, questa volta: in tutta la Liguria hanno votato 266 persone, e 250 sono i voti andati a Salvini. Meno bene, per lui, a Milano città: sui circa 300 aventi diritto ha votato il 75%, e Salvini si è fermato poco sotto il 70% dei consensi, lasciando un buon 30% allo sfidante. Nel mantovano uno dei risultati migliori, per Fava: ha preso 114 voti, contro i 128 di Salvini. Ecco tutti i risultati: 87% in Piemonte e in Friuli, 76% in Emilia, 59% in Romagna, 81% in Trentino, 69% in Sud Tirolo, 95% in Umbria, 100% in Val d’Aosta, 95% in Liguria, 83% in Toscana e nelle Marche, 78% in Lombardia, 91% in Veneto.
Ma per tutto il giorno, mentre i leghisti andavano a votare (non proprio in massa, a giudicare dai dati), ha tenuto banco lo scontro a distanza tra Salvini e il fondatore Umberto Bossi. Ed è proprio il Senatur, al seggio di via Bellerio, a lanciare un siluro contro il suo successore, prima dell’esito del voto: “Spero che vinca Fava, perché se vince Salvini e la porta al Sud, la Lega è finita”. Una ostilità ormai dichiarata, quella di Bossi contro Salvini, tanto che il primo si spinge a ipotizzare per il futuro: “Ci sono migliaia di fuoriusciti ed espulsi che hanno messo assieme un partito abbastanza grande, attorno a Roberto Bernardelli: io potrei valutare la situazione, sono per continuare la battaglia per la liberazione del Nord, non permetterò che il Nord venga tradito per qualche sedia in più”. Parole che sembrano tornare nella prima dichiarazione dello sfidante Fava: “Quello di Salvini è stato un risultato netto, ma ora rischia di esserci una frattura seria e irrimediabile, perché se uscisse Bossi, anche molti altri lascerebbero: spero che Salvini abbia a cuore gli interessi della Lega e riesca a trovare con Bossi un’intesa”.
Nel pomeriggio Salvini rispondeva a distanza: la scelta è “tra una Lega forte e libera” che “non considera obbligatoria l’alleanza con Silvio Berlusconi” e coloro che hanno “nostalgia della Lega piccolina, al 3%, che andava in gita ad Arcore a chiedere per favore o lumi sulle alleanze”. Un Salvini, insomma, determinato a uscire dal recinto ‘nordista’ per puntare a una Lega nazionale che abbia al centro la battaglia contro i vincoli monetari, economici e burocratici dell’Unione europea. L’ispirazione è al ‘sovranismo’ di diversi partiti europei, tra cui il Front national di Marine Le Pen.
“Vorrei un centrodestra il più ampio possibile ma senza scarti di magazzino – sintetizza il segretario – Bossi è nostalgico, che cosa abbiamo portato a casa governando coi Fini, i Casini, gli Alfano?”. E su Berlusconi: “Deve chiarire. O con noi con Renzi. O con la Lega o con la Merkel. Silvio è stato un grande. Ma prima Forza Italia era al 30% e la Lega al 5%: ora abbiamo pari dignità”. Davvero se non prende l’80% Salvini lascia? Conferma?”, la domanda davanti al seggio. “Io non ho mai dato percentuali – la replica – vado avanti soltanto se il movimento segue compatto”.
E Maroni? Il governatore non ha rivelato il suo voto ma ha detto che la svolta lepenista della Lega è stata “una parentesi”. Vicino al suo assessore, e in corsa per la riconferma nella primavera 2018, il presidente della Regione – che tiene insieme una coalizione con Forza Italia, Alleanza popolare e Fratelli d’Italia – prima dei risultati diceva solo: “La Lega è una, io alle primarie voterò per la Lega. Ci sono due candidati: uno, Salvini, che è quello che ha portato la Lega alle percentuali astronomiche di oggi e che quindi ha ovviamente grandi meriti. E l’altro è Gianni Fava, che punta molto sul Nord, che è una cosa che sta sul cuore a tutti i leghisti. In entrambi i casi, però, la regola nostra è che da lunedì il nuovo segretario è il segretario di tutti”. A sera, con i primi dati, twitta: “Bene le primarie, sono state un utile momento di confronto e di dibattito, ma da domani tutti uniti dietro il segretario. Abbiamo una missione da compiere: organizzare (e vincere) il referendum per l’autonomia del prossimo 22 ottobre”.
Le regole delle primarie leghiste sono sostanzialmente quelle del 2013, quando Salvini trionfò con l’82% contro il 18 del fondatore Bossi, travolto dagli scandali sull’uso dei soldi del partito. Diversamente da quelle del Pd, possono votare solo i “Soci ordinari militanti” (Som) con almeno un anno di anzianità al 31 dicembre scorso che contribuiscono concretamente alle attività politiche del movimento, a differenza dei “Soci ordinari sostenitori” (Sos). Le operazioni di voto si terranno nei seggi allestiti in ogni provincia, dalle 9 alle 18. Per avere validità, l’esito del voto dovrà essere ratificato dal congresso che, con i suoi oltre 500 delegati, si riunirà la domenica prossima alla Fiera di Parma.
“La mia operazione è stata messa in piedi per salvare la Lega”, dice nel giorno del voto lo sfidante Fava dopo aver depositato la scheda nell’urna, alle 9, nella sede della Lega nord provinciale di Sant’Antonio di Porto mantovano. “Il dato politico delle primarie è chiaro, aualcuno ha cercato di annientare una componente della Lega ma non ci è riuscito, vedremo poi stasera quanto numerosa. Abbiamo già perso 3mila militanti dal 2013, se vogliono evitare l’emorragia è necessario mantenersi fermi sulle nostre posizioni originarie, indipendentiste e autonomiste”.
La Repubblica