 Ancora una ricusazione al processo Biagioli che doveva riprendere questa mattina. E’ la terza da quando il procedimento è arrivato in aula. La difesa di Marcello e Carlo Biagioli, ex comandante della gendarmeria e avvocato, accusati di aver falsificato un foglio di servizio di una pattuglia, ha nuovamente ricusato il commissario della legge Gilberto Felici. I motivi sono legati alla medesima circostanza che avevano provocato la precedente ricusazione, ossia che il giudice Felici, parlando con alcuni colleghi, nella fattispecie il giudice conciliatore Raimondo Fattori e il commissario della legge Vittorio Ceccarini, avrebbe espresso un parere personale sul processo, dicendo che, qualora fosse toccato a lui giudicare, avrebbe senza dubbio e velocemente pronunciato sentenza di condanna nei confronti di entrambi i prevenuti. La difesa chiede al giudice per i rimedi straordinari, professor Canestrari, di ascoltare i due testimoni, e fa riferimento alla Corte europea dei diritti dell’uomo che garantisce il principio dell’imparzialità del giudice.
Ancora una ricusazione al processo Biagioli che doveva riprendere questa mattina. E’ la terza da quando il procedimento è arrivato in aula. La difesa di Marcello e Carlo Biagioli, ex comandante della gendarmeria e avvocato, accusati di aver falsificato un foglio di servizio di una pattuglia, ha nuovamente ricusato il commissario della legge Gilberto Felici. I motivi sono legati alla medesima circostanza che avevano provocato la precedente ricusazione, ossia che il giudice Felici, parlando con alcuni colleghi, nella fattispecie il giudice conciliatore Raimondo Fattori e il commissario della legge Vittorio Ceccarini, avrebbe espresso un parere personale sul processo, dicendo che, qualora fosse toccato a lui giudicare, avrebbe senza dubbio e velocemente pronunciato sentenza di condanna nei confronti di entrambi i prevenuti. La difesa chiede al giudice per i rimedi straordinari, professor Canestrari, di ascoltare i due testimoni, e fa riferimento alla Corte europea dei diritti dell’uomo che garantisce il principio dell’imparzialità del giudice.

 
								 
								











