E’ tornata in Tribunale la vicenda che vede per protagonista il 55enne sammarinese L.B., condannato nell’ottobre del 2010 in primo grado per aver sequestrato e minacciato il Giudice Felici nel suo ufficio nel Tribunale.
I fatti risalgono al luglio del 2010.
Le attività commerciali di B. sono in difficoltà, e quindi non riesce a pagare l’affitto e il rinnovo semestrale della licenza in quanto i locali sono privi di abitabilità e pertanto ogni sei mesi deve chiederne una provvisoria. Ma ci si mettono di mezzo anche alcune decisioni messe in pratica dagli ufficiali giudiziari come lo sfratto da questi locali. Il 55enne sammarinese perde le staffe e si fionda in tribunale. Prima va dal Magistrato dirigente Dott.ssa Valeria Pierfelici per protestare poi raggiunge l’ufficio del Giudice Gilberto Felici e inveisce contro di lui. Poi sposta una scrivania contro la porta, bloccando di fatto ogni via d’uscita al giudice. B. urla, e fuori dall’ufficio si raduna un piccolo gruppo di persone, e si sente con chiarezza dire dall’imputato: ”ora tu (Giudice Gilberto Felici ndr) ti butto di sotto con me. Andiamo giù assieme”. Nel processo di primo grado l’imputato è stato condannato dal Giudice Roberto Battaglino a due anni e 11 mesi di carcere perché ritenuto colpevole di sequestro e minacce.
Oggi invece si è svolto il processo d’appello con il bravissimo giudice di seconda istanza David Brunelli. Prende subito la parola l’imputato L. B. che precisa che il suo comportamento, seppur sbagliato, è stato provocato da un profondo stato d’ira, infatti il Giudice Felici era colui che aveva disposto gli sfratti di n.3 negozi, nel 2005, nel centro Comm.le Atlante nei confronti della mia società. Ritenevo che tali provvedimenti fossero illegittimi, ingiusti perché tali locali non avevano neppure avuto l’abitabilità e mi ero recato dal giudice Felici per cercare di farmi riaprire i negozi, cercando di fargli revocare il provvedimento di sfratto. Sono colpevole ma sono stato vittima di un sopruso. Mi ero recato diverse volte dal Giudice Pierfelici per valere le mie ragioni; ovvero che da diversi anni i locali non avevano l’abitabilità, ma non avevo avuto nessuna soddisfazione.
L’Avvocato della difesa Rossano Fabbri ritiene la condanna per il sequestro di persona sia destituita da ogni fondamento aldilà dell’increscioso fatto che va stigmatizzato (B. è stato condannato per violenza privata, sequestro di persona e minacce). E’ lo stesso Giudice Felici che ci racconta – continua Fabbri – esattamente come sono andate le cose, inviando una lettera al Magistrato Dirigente. Dice il Giudice Felici: ”mi alzavo e lo invitavo a discutere. Il B. per tutta risposta ammassava le sedie, ripetendo la frase lei viene giù con me. Ammassava anche la scrivania, ed io chiamai la cancelleria affinché qualcuno mi raggiungesse”.
Ma non c’è stata nessuna violenza privata, continua l’Avv.Fabbri. L’Attuario ed il Brigadiere Angelini, una volta arrivati, riescono tranquillamente ad entrare aprendo semplicemente la porta.
Non chiediamo l’assoluzione – continua Fabbri – ma che venga fatta giustizia e che lo stesso B. sia condannato per i reati che ha commesso. Chiedo che venga attentamente vagliata l’intera sentenza. Venga giudicato colpevole per quello che ha fatto e non per quello che non ha fatto. A mio parere non c’è il sequestro di persona. Con un sequestro di persona uno non ha il tempo di chiamare aiuto, Felici ha avuto tutta la libertà di chiamare e di fare venire le forze dell’ordine.
Perché credo che il Sig. B. – dice Fabbri – sia una persona che a volte ”gli parte prima la lingua del cervello” ma è totalmente innocuo in quanto non ha mai fatto del male a nessuno. Non è stata violata la libertà personale di nessuno. B. va nella stanza della Pierfelici e si lamenta ma non di più.
Vorrei – conclude l’Avv. Fabbri – che venga eseguita una intera ricognizione dell’intero procedimento. SEMBRA PIU’ UNA CONDANNA ESEMPLARE, UN MESSAGGIO DIRETTO CHE UNA VERA E PROPRIA SENTENZA. Quindi chiedo che venga assolto dal reato di sequestro di persona e di violenza privata nei confronti della Pierfelici con conseguente determinazione della pena.
Il Giudice sentite tutte le parti si riserva la decisione. Avrà tempo 90 giorni per stilare la sentenza.