• Screenshot
  • Processo Mazzini, dubbio inquietante: perchè scritte “baggianate” in atti di accusa? Risposte nel vecchio sfogo del Gen.Gentili? …. di Enrico Lazzari

    Enrico Lazzari
    Enrico Lazzari

    Ho assistito, all’inizio stupito, poi con il passare delle ore attonito, a questi primi due giorni di udienza dibattimentale del maxi-processo noto come “Conto Mazzini”, ovvero quel procedimento istruito dopo lunghe indagini che vede alla sbarra ex ministri e leader politici di una stagione politica ormai cancellata dalle azioni della magistratura.

    Un processo su cui pende, non si dimentichi, la spada di Damocle di una serie di ricorsi già ammessi all’esame della Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, incentrati, talvolta, su presunte violazioni dei diritti difesa. Fra carcerazioni preventive “infinite” e difficili da comprendere, atti resi inaccessibili anche alle difese degli indagati da un “interminabile” segreto istruttorio, accuse che fin da subito apparivano “fumose” e scarne di elementi oggettivi concreti, “titanopoli” non sembrava decollare nel migliore dei modi, nonostante la cecità della carta stampata locale facesse di tutto per occultare all’opinione pubblica le -definiamole- “incongruenze” che piano piano emergevano con il passare dei giorni e la dissecretazione degli atti.

    Oggi, grazie all’avvio dell’analisi, da parte delle difese, dei teste citati dall’accusa, queste incongruenze appaiono ancor più evidenti. E altra considerazione -alla luce di quanto emerge in dibattimento- si ritagliano anche le durissime parole “rubate” al Generale Gentili, massimo vertice della Gendarmeria, poi dimessosi o “dimesso” proprio in seguito allo sfogo verbale: “Sono dei pirati, dei gangster (…) qui non si sta facendo una cosa nell’interesse della Repubblica”, disse, “qui c’è una lotta spudorata tra segreterie di Stato, tra componenti del Tribunale, tra ex del tribunale e nemici del tribunale”. Per poi concludere: “…Qui è pericolosissimo muoversi… questo Paese è una trappola esplosiva”.

    Almeno all’apparenza, una “trappola” -in senso metaforico, s’intende- sembra esserlo stato per il Segretario di Stato Claudio Podeschi e per Biljana Baruca, incarcerati negli ultimi giorni del giugno 2014 e privati della libertà per più di un anno sulla base di accuse che, in appena due giorni di processo vero, vengono smontate dagli stessi testimoni citati da accusa… Certo, mancano altre udienze ed è giusto ricordarlo.

    Lunedì scorso, comunque, incalzato dai legali di difesa, il Direttore dell’Aif ha “vaporizzato” i fondamenti delle accuse alla base del fascicolo “Black Sea Pearl – Clabi”, relativo ad una consulenza milionaria che gli inquirenti inquadrano come ricilaggio (leggi qui – https://giornalesm.com/maxi-processo-le-difese-di-podeschi-baruca-smontano-le-conclusioni-dellaif-direttore-nicola-veronesi-di-enrico-lazzari/), che era parte importante della prima ordinanza di custodia cautelare emessa ai danni di Podeschi e della Baruca; ieri, l’Ispettore Franciosi si è addirittura spinto oltre smentendo se stesso, o meglio le conclusioni da lui tratte in un documento da lui sottoscritto e sul quale si sono “basate -come ha ricordato l’Avv. Annetta in Aula- delle ordinanze di custodia cautelare” (leggi qui – https://giornalesm.com/processo-conto-mazzini-avv-annetta-allisp-francioni-quello-che-ha-scritto-sia-lei-che-veronesi-e-costato-anno-ed-mese-di-carcere-podeschi-ed-alla-baruca-perche-oggi-dice-il-contrario/).

    In pratica, in parole povere, semplificando per rendere comprensibile anche ai non professionisti del foro ciò che sta accadendo, “certezze” addotte dagli inquirenti in fase istruttoria e che hanno avuto un ruolo importante nella motivazione della lunga carcerazione preventiva di Podeschi e della Baruca, si è scoperto durante il processo che tali non erano. Anzi, ora sembrano ricevere -addirittura da chi le ha sottoscritte- il “bollino” di -chiamiamole- “baggianate”, rendendo ancora meno “digeribile” la privazione della libertà subita preventivamente dai due indagati.

    E in grado di spingere il loro legale, ieri durante il processo ad incalzare il teste spingendosi forse oltre le mere esigenze processuali: “Le dichiarazioni vergate dal dott. Veronesi e le sue firmate sono costate più di un anno di custodia cautelare a Podeschi e Baruca. Vorrei capire oggi perchè certe cose si sono scritte” se non erano suffragate da elementi oggettivi o se addirittura poi vengono smentite da chi le ha firmate. “Allora vorrei capire oggi perchè certe cose si sono scritte”, ha rimarcato senza ricevere risposta.

    Già, perchè si sono scritte? Forse, vien da pensare, la risposta potrebbe averla il Generale Gentili? Chissà… Sta di fatto che la vicenda che vede protagonisti l’ex Segretario di Stato e l’imprenditrice del caffé, al di là di come possa chiudersi il processo e di quanto possa emergere di nuovo nelle successive udienze, sta assumendo sfumature inquietanti…

    Enrico Lazzari