Domanda: “Ma allora come mai il nome della Baruca figura fra i personaggi che sarebbero coinvolti?” Risposta: “Ci siamo scordati di toglierlo…”.
E in Aula è caduto il gelo. Non c’è stato giorno, nella fase dibattimentale del “Processo Mazzini”, privo di un eclatante colpo di scena.
E anche ieri la “tradizione” è stata coltivata… Alla fine, dopo appena tre testimoni ascoltati -peraltro tutti citati da accusa!- assistiamo alla prima assoluzione: quella di Biljana Baruca relativa al suo evidentemente erroneo coinvolgimento nel fascicolo denominato “Fondazione”. Una assoluzione ormai scontata e da certificare solo con la sentenza che emetterà a fine processo il Giudice Gilberto Felici!
Mentre la seduta mattutina si stava chiudendo il Giudice ha licenziato l’Ispettore del Nucleo Anti Frode della Polizia Civile, Paolo Francioni (reduce da un assalto portatogli dai difensori per un giorno e mezzo di udienza) e fatto sedere sul banco dei testimoni il suo collega dell’Aif Walter Serra.
Cambia il teste ma non cambia l’atteggiamento, determinato, dei difensori. Ad aprire l’assalto all’inquirente incaricato dai magistrati nelle indagini finanziarie è l’Avv. Stefano Pagliai, difensore della Baruca, che con stupore si trova il testimone negare ogni coinvolgimento della sua assistita nei fatti oggetto del fascicolo all’esame. “Scusi, mi faccia capire”, chiede il legale, “perchè allora è stato inserito anche il nome Biljana Baruca fra coloro che nella relazione sottoscritta da lei e dall’Ispettore Franciosi avrebbero avuto un comportamento illecito?”
Prima, come risposta, ottiene qualche “non saprei”, qualche “forse”, un mezzo scaricabarile nel “potrebbe essere stato apposto dal mio collega Francioni…”. E, infine, l’imprevedibile colpo di scena: “…Ci siamo scordati di toglierlo”!!! Va certamente dato atto, al teste Serra, di un profondo senso di giustizia visto che, seppure avesse potuto tergiversare o nascondersi dietro imbarazzati ma -in un’Aula di Tribunale- efficaci “non ricordo”, alla fine ha scelto la verità.
Scomoda, dirompente sulla percezione data relativamente alla autorevolezza dei fascicoli di indagine, ma la verità, in fondo, è sempre la scelta più dignitosa. Se a ciò aggiungiamo anche le scuse che ha immediatamente e pubblicamente rivolto a chi è stato danneggiato dall’errore ammesso, non si può certo “crocefiggere” l’Ispettore.
Errare è umano… E’ il perseverare che è diabolico, come ci tramanda il saggio insegnamento di Sant’Agostino. E, altrettanto diabolico, è il non ammettere l’errore ma perseverare nel medesimo, costi -in questo caso ad altri- quel che costi!
Considerazioni che la Baruca, in carcere per un anno con anche quelle accuse fra le motivazioni della carcerazione preventiva, forse non condividerà. Ma tant’è…
Enrico Lazzari