Processo, quest’oggi, all’ex Direttrice della Bibblioteca, Elisabetta Righi Iwaneijko

Si celebrerà oggi, di fronte al giudice David Brunelli, il processo di appello nei confronti di Elisabetta Righi Iwanejiko, ex direttrice della biblioteca di Stato condannata in primo grado per malversazione a due anni e due mesi di prigionia, all’interdizione dai pubblici uffici per due anni e due mesi, e al pagamento di una multa a giorni per un totale di 300 euro. In primo grado, l’ex direttrice fu assolta dall’accusa di falso ideologico perché il fatto non sussiste. E assolta dall’accusa di falso in scrittura privata per sopraggiunta prescrizione. Ora, a ricorrere in appello, è stata la stessa Elisabetta Righi che, difesa dal legale Antonio Masiello, si è sempre detta estranea ai fatti e vittima di un attacco politico e mediatico. Così disse di fronte al giudice, quando il decidente Vittorio Ceccarini le lasciò la parola per le dichiarazioni spontanee. L’accusa aveva chiesto due anni e sei mesi di prigionia, e due anni di interdizione dai pubblici uffici e dai diritti politici. Sembrò chiudersi col primo grado di giudizio una vicenda lunga tre anni. Il caso scoppiò quando il congresso di Stato prese atto, nel 2006, di un buco nella gestione dei beni della biblioteca di Stato e invitò la direttrice a porvi rimedio. Venne anche istituita una commissione ad hoc per verificare gli ammanchi. Da lì, scaturì la denuncia penale e l’apertura dell’inchiesta in tribunale affidata al magistrato inquirente Roberto Battaglino. Secondo l’accusa, la donna avrebbe usato denari di stato per acquisti personali. Circa 14mila euro, il conto lasciato in rosso. La donna, sia in istruttoria che nell’ultimo atto della fase dibattimentale, si è sempre dichiarata innocente. A metterla alla gogna, secondo l’imputata, sarebbe stata la stampa e i ripetuti attacchi mediatici governati da un disegno politico ben preciso. Insomma, sarebbe una vittima di equilibri alla quale non rispondeva più. Il suo legale, Antonio Masiello, l’ha difesa nell’arringa finale parlando di continuo per quasi cinque ore, analizzando i vari passi e le deposizioni dei testi sentiti in aula. Ora, il secondo atto della vicenda di fronte al giudice d’appello. L’udienza doveva essere dibattuta dal giudice Massimo Nobili, in pensione dal primo marzo scorso.