Prof. Enrico Bernini Carri, virologo: ”Il virus non è scomparso ma ora porta a forme enteriche perchè il virus arriva direttamente nell’intestino”

Dedicato al mio amico e “allievo” Davide Devo. Come premesso oggi pomeriggio,vorrei condividere con voi alcune considerazioni scaturite dall’osservazione clinica di molti colleghi.

Vengono riferiti molti casi anomali di enteriti prolungate accompagnate da spossatezza profonda,disturbi neurologici periferici come ageusia,anosmia,dolori migranti.

Alla domanda legittima se questi disturbi possano essere messi in relazione con la Covid rispondo che:

1)siamo ancora in piena pandemia(anche se in Italia la carica virale circolante si è ridotta e i disturbi clinici più gravi sono quasi scomparsi;

2)il virus (come si vede in altre nazioni)circola ancora con forza immutata ed anche in Italia osserviamo ancora focolai potenzialmente pericolosi.

Ma cos’è la “carica virale” e la “dose infettiva? “La carica virale è una misura della luminosità del fuoco che brucia in un individuo, mentre la dose infettiva è la scintilla che accende quel fuoco”(Edward Parker, London School of Hygiene and Tropical Medicine).
Pertanto ,come evidente, a maggior carica virale corrisponde una sintomatologia più grave o quantomeno più intensa(Wei Zhang e Leo LM Poon ,rispettivamente delle università di Hong Kong e Nanchang).

Alla luce di queste considerazioni,in caso di disturbi anomali rispetto alle tradizionali forme virali estive,il sospetto di infezione da Sars Cov2 deve essere considerato per primo,poi si prendono in esame altre forme virali o no(non il contrario).

Ora molti mi riferiscono che, a questi anomali disturbi ,non vi è riscontro di tampone positivo e pertanto possiamo escludere la Covid;bene a questo io rispondo con alcune considerazioni.

Che la primaria via di diffusione del virus non sia più quella aerea tramite aerosol è evidente:il caldo,i raggi UV più intensi,l’uso delle mascherine, hanno ridotto sempre più questa modalità di trasmissione riducendo di fatto anche la carica virale circolante.

Pertanto ci troviamo sempre più raramente di fronte a forme rinitiche o bronchiali con presenza(o meglio assenza) del virus nelle prime vie respiratorie(questo potrebbe spiegare i tamponi nasofaringei negativi).

Allora quale può essere la via di ingresso preferenziale del virus adesso?Ovviamente quella orale perchè accanto all’uso, anche “trendy” delle mascherine,abbiamo dimenticato quasi totalmente l’igiene delle mani:nessuno ne parla più anche se tutti sappiamo che resta una dei veicoli maggiori di infezione.

Entrando attraverso la via digestiva è ovvio che osserviamo molto di più forme enteriche perchè il virus arriva direttamente nell’intestino, anche se probabilmente i succhi gastrici tendono a ridurre il numero dei virus inattivandoli (riducendo quindi la carica virale): tale fenomeno è tipico di molti virus respiratori stagionali che d’estate tendono a dare forme enteriche (anche il virus influenzale) e ancor di più per il Sars Cov2 ,in virtù dell’elevata concentrazione di recettori ACE2 nell’ileo.

I disturbi in altri distretti possono essere pertanto giustificati o per via linfatica dall’intestino stesso o se neurologici, dal neurotropismo del virus attraverso la via nasale.

In ogni caso osserviamo manifestazioni cliniche più lievi intanto perchè la carica virale attualmente è più ridotta,secondo perchè sono cambiate le vie di penetrazione elettive(più cavo orale e vie digestive e meno respiratorie) e questo ha per il momento modificato la sintomatologia(e deve modificare di conseguenza l’approccio diagnostico).

Questo ci deve far comprendere che il virus è ancora molto presente sul nostro territorio e che tale situazione rappresenta di fatto un rischio per l’arrivo della prossima stagione autunno/inverno.Non abbassiamo la guardia neanche clinicamente, banalizzando l’infezione come se il virus fosse ormai un pallido ricordo e senza farci prendere dall’ossessione;ricordiamoci che questo è un virus insidioso,ancora in buona parte sconosciuto e con un corredo di terapie applicabili ancora insufficiente.La diagnosi precoce o almeno il sospetto diagnostico deve orientare l’agire di tutti i professionisti in questo momento perchè l’identificazione dei casi sospetti può fare la differenza nell’identificazione di eventuali focolai e nella tempestiva cura degli infetti.

Prof. Enrico Bernini Carri, virologo