Progetto Ravenna. Chiara Francesconi e Pierdomenico Lonzi: “La medicina territoriale deve essere un’opportunità per rafforzare il Servizio Sanitario”

Il Sistema Sanitario Nazionale sta attraversando un periodo di evidente criticità per molteplici fattori: dal
sottofinanziamento del sistema, alla carenza dei professionisti, fino ad una privatizzazione più o meno opaca
che trapela nella politica.
Tre sono le maggiori problematiche che vengono rilevate dai cittadini ravennati: le lunghe attese al pronto
soccorso, le liste di attesa per le prestazioni specialistiche in alcuni casi temporalmente eccessive, la
sofferenza della medicina territoriale nel far fronte all’assistenza di una popolazione sempre più anziana,
con un aumento delle patologie croniche/degenerative e allo stesso tempo una diminuzione degli stessi
medici che non trovano la sostituzione. Tre temi legati tutti da un filo rosso che a nostro parere possono
trovare soluzione proprio a partire da una riorganizzazione della medicina generale costituendo – senza altri
rinvii – aggregazioni funzionali territoriali, ovvero gruppi di medici (a Ravenna se ne potrebbero prevedere
almeno cinque) che in un arco temporale di sedici ore possano rispondere ai bisogni dei propri pazienti.
Tali aggregazioni – che devono al proprio interno potere svolgere le funzioni sino ad ora esercitate con scarsa
efficacia nei Cau – vanno messe in grado di avere a disposizione tecnologie diagnostiche collegate in rete con
le strutture sanitarie e di potere attivare procedure che in tempi rapidi permettano il colloquio tra il medico
di medicina generale e le strutture ospedaliere nei casi di pazienti particolarmente problematici.
Il medico di medicina generale è un professionista che oggi deve essere messo nelle condizioni di potere
recuperare quel rapporto fiduciario con il proprio paziente, che si è fortemente affievolito nel tempo,
attraverso lo svolgimento di attività in prevalenza clinico-diagnostica. Al contrario attualmente svolge un
lavoro per la maggior parte burocratico che appesantisce, con punte addirittura del 70-80% del tempo a
disposizione, la professione del medico a scapito dell’attività diagnostica.
Il rapporto di fiducia fra medico e paziente si rafforza inoltre superando anche la stucchevole discussione
sullo status giuridico dei professionisti che per noi deve rimanere quello del convenzionato. L’introduzione
della dipendenza non farebbe, infatti, che irrigidire l’intero sistema: si pensi, ad esempio, alla gestione delle
ferie, a quella delle sostituzioni, delle malattie e delle differenze stipendiali e pensionistiche. Questo
comporterebbe, al di là di ciò che si racconta, un necessario aumento di risorse economiche ad oggi non
assolutamente ipotizzabili.
Occorre quindi dare dignità al ruolo del medico di medicina generale affinché possa veramente fungere da
“filtro”, favorendo una riduzione delle liste di attesa e di accesso al Pronto Soccorso in virtù non solo delle
nuove aperture di ambulatori in aggregazione funzionale, ma anche grazie al recupero del lavoro di
diagnostica e a quello del tempo da poter dedicare al rapporto con il proprio paziente garantendo così
un’appropriata risposta ed una richiesta prestazionale confacente.

Chiara FRANCESCONI – capolista PROGETTO RAVENNA
Pierdomenico LONZI – capolista PROGETTO RAVENNA

Ravenna, 16 maggio 2025