Psd: YES!!, We can

 

“Yes, we can” non è più solo lo slogan dei Democratici

 

Se c’è qualcuno là fuori che ancora si chiede quale sia la forza della nostra democrazia, stasera ha una risposta: non siamo mai stati una raccolta di individui, siamo e saremo gli Stati Uniti d’America!” Con queste parole si è concluso il primo discorso del 44° Presidente Americano Barak Obama, con il richiamo al senso di appartenenza e all’unità della Nazione. La vittoria di Obama rappresenta la caduta di un altro muro. Dopo quello di Berlino e quello di Wall Street, è caduto anche il muro della più becera delle discriminazioni, oggi si è dimostrato che anche un uomo di colore può essere il Presidente della più grande Democrazia del mondo. Si è dimostrato che nulla è impossibile. Ricordiamoci di questo momento perché fra qualche anno ci sembrerà una cosa normale, come oggi sono normali i concetti della Libertà e della Democrazia. Con più convinzione finalmente possiamo dire che gli uomini sono tutti uguali, hanno la stessa dignità e gli stessi diritti, ma dobbiamo anche pensare a tutti gli altri muri da abbattere: quello fra ricco e povero, fra uomo e donna, fra eterosessuale ed omosessuale, fra sano e malato, cioè fra noi e chi è diverso da noi.  “Yes, we can” non è più solo lo slogan dei Democratici, ma è il manifesto di tutta l’America. Diventerà un obiettivo e un durissimo lavoro sulle sabbie mobili della ricostruzione economica e morale del Paese. Barak Obama ha colto la profonda richiesta degli americani di ridare contenuto e valore alla politica, contenuto di valori, di ideali, di pensieri nuovi e di sogni, non più solo numeri e rapporti finanziari.

I sogni di Obama non sono utopie, sono concreti, attaccati  alla terra: più spazio ai giovani, sostegno alle famiglie povere, ricostruire un tessuto connettivo sociale che è stato distrutto dal furore dell’economia globalizzata, una politica estera basata sulla ragionevolezza e il dialogo.

La vittoria di Obama apre nuovi orizzonti internazionali, ridà speranza al mondo intero, la politica riprende il suo ruolo sociale, mette al centro  l’uomo, non più il mercato.

Auguri, coraggioso e determinato Barak, grazie a te oggi ci sentiamo di nuovo di gridare: viva gli Stati Uniti d’America!

                                                                                                                         

 

Patrizia Dolcini         Marina Lazzarini     Giuseppe Maria Morganti   Lazzaro Rossini        Massimo Roberto Rossini